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E’ tornato in libertà l’ingegnere Roberto Arcadia, funzionario della motorizzazione civile di Catanzaro, uno dei numerosi indagati nell’inchiesta sul rilascio di «patenti facili», sfociata nell’operazione «Isola felice», ma con la sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio e la conseguente interdizione temporanea dallo svolgimento delle attività lavorative inerenti all’ufficio stesso.
Il tribunale del riesame di Catanzaro (presidente Adalgisa Rinardo, a latere Pietro Scuteri e Sergio Natale) ha sostituito per l’indagato la misura cautelare degli arresti domiciliari con quella interdittiva, accogliendo parzialmente il ricorso presentato dal difensore di Arcadia, l’avvocato Giancarlo Pittelli, ed annullando il provvedimento cautelare impugnato relativamente a quattro dei cinque capi d’accusa contestati all’ingegnere, mentre è stata confermata la gravità indiziaria solo per un capo.
L’ordinanza impugnata è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari di Lamezia Terme, Carlo Fontanazza, su richiesta del sostituto procuratore Domenico Galletta, in base ai risultati dell’indagine condotta dalla Polizia stradale di Lamezia Terme e dalla Squadra giudiziaria del Compartimento della stradale di Catanzaro.
Con il provvedimento, in particolare, sono state disposte diciassette misure cautelari – di cui otto agli arresti domiciliari e nove di obbligo di dimora nel comune di residenza -, ed il sequestro preventivo di 66 patenti di guida, 50 certificati di formazione professionale Adr e 195 veicoli sottoposti a collaudo straordinario mediante la produzione di relazioni tecniche ritenute apocrife, mentre altre 144 persone sono state denunciate. Le accuse complessivamente contestate nell’inchiesta sono, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, all’abuso d’ufficio, al falso ed alla truffa ai danni dello Stato.

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