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REGGIO CALABRIA – Il destino
di Peppino Impastato
era già segnato da almeno
un anno. Non è più una semplice
ipotesi dopo che ieri pomeriggio
è spuntata una
lettera inedita da un cassettone
all’interno della camera
da letto della mamma di
Peppino, Felicia Bartolotta.
«Ti faranno male» si legge
nella missiva di un anonimo
amico datata 14 aprile 1977.
Oltre un anno dopo faranno
tanto male a Peppino: il 9
maggio del 1978 verrà barbaramente
ammazzato.
Tredici mesi prima era stata
decretata l’eliminazione di
Impastato su ordine del numero
uno di Cosa Nostra Tano
Badalamenti.
Il ritrovamento della
lettera
La mamma di Peppino era
deceduta il 7 dicembre del
2004. Da quel momento
nessuno aveva osato mai
“profanare” quella stanza
che rappresenta una parte
della Casa della Memoria di
Cinisi, al corso Umberto
220, nata nel 2005, e riconosciuta
a dicembre scorso dal
governatore Rosario Crocetta
bene di interesse storico-
culturale Ieri, per la prima
volta, c’erano lavori in
corso. Ed era giunto il momento
di svuotare quella
stanza colma di ogni cosa e
di ogni ricordo. C’era Giovanni,
il fratello di Peppino,
e Claudio Lacamera, responsabile
del progetto “Un
ponte della memoria”. Hanno
impiegato una intera
giornata per “ripulire” ar –
madi e cassetti. E in un cassettone
anni Cinquanta tra
la biancheria della donna è
spuntata una lettera indirizzata
a Peppino Impastato.
Una missiva mai vista
prima e dal contenuto che
ha lasciato Giovanni e Claudio
Lacamera senza fiato. Il
piano per eliminare Peppino
era già stato ideato almeno
un anno prima della sua
morte. Bisognava far ricadere
le colpe di quello che doveva
accadere sui fascisti.E
poi spunta il nome di un
compagno del partito comunista.
Si tratta di Franco
Maniaci, ex vicesindaco di
Cinisi dell’epoca, che si era
andato a scusare dal boss
Badalamenti e da un tale Finazzo
(soggetto al momento
ancora da identificare) per
le offese a loro rivolte e, vigliaccamente,
aveva scaricato
tutte le colpe su Peppino
Impastato. Parallelamente
al piano per fare “tan –
to male” a Peppino viaggiava
anche il piano per bruciarlo
politicamente. E ilnemico
era, come spesso accade,
in casa. Maniaci era, secondo
quanto riportato nella
lettera, colui che vedeva
in Peppino uno che gli portava
via consensi elettorali.
Balza agli occhi anche un
consiglio nella missiva:
«Guardati bene dai tuoi veri
nemici». E spunta il nome di
un uomo in divisa tuttora in
servizio nel Palermitano. E
che, in vista di possibili approfondimenti
investigativi,
abbiamo ritenuto opportuno
omettere.
Per quel delitto sono stati
condannati i mandanti ma
mancano gli esecutori materiali.
Dopo due archiviazioni
(nel 1984 e nel 1992),
nell’aprile del 1995, l’inda –
gine era stata riaperta.
L’11 aprile 2002 Badalamenti
fu condannato all’er –
gastolo ma il 30 aprile 2004,
a 80 anni, morì in un centro
medico penitenziario di
Ayer (Massachusetts). Il 5
marzo 2001, Vito Palazzolo,
braccio destro di Badalamenti,
anche lui amico degli
Impastato, aveva rimediato
trent’anni.
Oggi spunta l’ennesimo
mistero. E il ritrovamento
di quella lettera lascia spazio
a due ipotesi.Oera stato
Peppino a nasconderla alla
mamma e quest’ultima
l’aveva ritrovata tra le cose
del figlio dopo l’uccisione,
oppure era stata la mamma
a nascondere quella corrispondenza
arrivata al figlio
nell’aprile del 1977 per non
farlo preoccupare. Nell’uno
e nell’altro caso, comunque,
quella lettera anonima è stata
sottovalutata in quel momento
e anche dopo la morte
di Peppino. Ora potrebbe dare
un’ulteriore chiave di lettura
al delitto della voce ribelle
di Radio Aut.

REGGIO CALABRIA – Il destino di Peppino Impastato era già segnato da almeno un anno. Non è più una semplice ipotesi dopo che ieri pomeriggio è spuntata una lettera inedita da un cassettone all’interno della camera da letto della mamma di Peppino, Felicia Bartolotta. «Ti faranno male» si legge nella missiva di un anonimo amico datata 14 aprile 1977. Oltre un anno dopo faranno tanto male a Peppino: il 9 maggio del 1978 verrà barbaramente ammazzato. Tredici mesi prima era stata decretata l’eliminazione di Impastato su ordine del numero uno di Cosa Nostra Tano Badalamenti. 

La mamma di Peppino era deceduta il 7 dicembre del 2004. Da quel momento nessuno aveva osato mai “profanare” quella stanza che rappresenta una parte della Casa della Memoria di Cinisi, al corso Umberto 220, nata nel 2005, e riconosciuta a dicembre scorso dal governatore Rosario Crocetta bene di interesse storico-culturale Ieri, per la prima volta, c’erano lavori in corso. Ed era giunto il momento di svuotare quella stanza colma di ogni cosa e di ogni ricordo. C’era Giovanni, il fratello di Peppino, e Claudio Lacamera, responsabile del progetto “Un ponte della memoria”. Hanno impiegato una intera giornata per “ripulire” armadi e cassetti. E in un cassettone anni Cinquanta tra la biancheria della donna è spuntata una lettera indirizzata a Peppino Impastato. 
Una missiva mai vista prima e dal contenuto che ha lasciato Giovanni e Claudio Lacamera senza fiato. Il piano per eliminare Peppino era già stato ideato almeno un anno prima della sua morte. Bisognava far ricadere le colpe di quello che doveva accadere sui fascisti. E poi spunta il nome di un compagno del partito comunista. Si tratta di Franco Maniaci, ex vicesindaco di Cinisi dell’epoca, che si era andato a scusare dal boss Badalamenti e da un tale Finazzo (soggetto al momento ancora da identificare) per le offese a loro rivolte e, vigliaccamente, aveva scaricato tutte le colpe su Peppino Impastato. Parallelamente al piano per fare “tanto male” a Peppino viaggiava anche il piano per bruciarlo politicamente. E il nemico era, come spesso accade, in casa. 
Maniaci era, secondo quanto riportato nella lettera, colui che vedeva in Peppino uno che gli portava via consensi elettorali. Balza agli occhi anche un consiglio nella missiva: «Guardati bene dai tuoi veri nemici». E spunta il nome di un uomo in divisa tuttora in servizio nel Palermitano. E che, in vista di possibili approfondimenti investigativi, abbiamo ritenuto opportuno omettere. Per quel delitto sono stati condannati i mandanti ma mancano gli esecutori materiali. Dopo due archiviazioni (nel 1984 e nel 1992), nell’aprile del 1995, l’indagine era stata riaperta. L’11 aprile 2002 Badalamenti fu condannato all’ergastolo ma il 30 aprile 2004, a 80 anni, morì in un centro medico penitenziario di Ayer (Massachusetts). Il 5 marzo 2001, Vito Palazzolo, braccio destro di Badalamenti, anche lui amico degli Impastato, aveva rimediato trent’anni. 
Oggi spunta l’ennesimo mistero. E il ritrovamento di quella lettera lascia spazio a due ipotesi. O era stato Peppino a nasconderla alla mamma e quest’ultima l’aveva ritrovata tra le cose del figlio dopo l’uccisione, oppure era stata la mamma a nascondere quella corrispondenza arrivata al figlio nell’aprile del 1977 per non farlo preoccupare. Nell’uno e nell’altro caso, comunque, quella lettera anonima è stata sottovalutata in quel momento e anche dopo la morte di Peppino. Ora potrebbe dare un’ulteriore chiave di lettura al delitto della voce ribelle di Radio Aut. 
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