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REGGIO CALABRIA – Giuseppe Stefano Tito Liuzzo poteva fare quello che voleva grazie alle complicità di alcuni funzionari di banca. Due per l’esattezza. Giulio Lugarà, dipendente del Monte dei Paschi di Siena, e la moglie Elisabetta Morabito funzionaria del Banco di Napoli. Secondo gli accertamenti Lugarà non risulta formalmente affiliato ad alcuna consorteria mafiosa. Da come emerso dall’attività investigativa, il funzionario del MPS consentiva a Liuzzo e al cognato Natale Assumma di effettuare operazioni bancarie sul conto corrente intestato alla “Euroedil”. Operazioni che potevano essere fatte unicamente dal soggetto formalmente da ritenere legittimato ad operarvi, ovvero l’amministratore giudiziario Francesca Marcello. Lugarà, ancora, «era certamente consapevole della caratura criminale del Liuzzo, non solo perché perfettamente a conoscenza che la “Euroedil” fosse sottoposta ad amministrazione giudiziaria per fatti di mafia, ma anche per aver richiesto l’intervento del Liuzzo per una controversia personale». La prova sarebbe contenuta in numerose conversazioni telefoniche, relative ai rapporti incrociati tra la banca, rappresentata dal Lugarà, l’amministratore giudiziario, Liuzzo e Assumma. Conversazioni in cui si coglie come, quando vi erano problematiche inerenti la copertura di assegni, scoperti di conto corrente successivi alla presentazione all’incasso di effetti, Assumma ne parlava con la Marcello, per trovare la soluzione del caso e, nella circostanza, facevano entrambi riferimento a Lugarà. Il funzionario di banca nei casi di insoluti o scoperti, contattava direttamente Assumma e non l’amministratore giudiziario, discutendo con quest’ultimo, che, si ricorda, non aveva alcun titolo che lo legittimasse, sulle soluzioni da adottare. Emblematica, al riguardo, appariva, ad esempio, l’affermazione di Assumma «…Ho mandato la dottoressa per il blocchetto degli assegni…..». 

Frase che conferma come l’amministratore giudiziario fosse a totale disposizione di Liuzzo e dei suoi e mero esecutore materiale. La conferma che ogni operazione bancaria dovesse essere approvata da Liuzzo o che qualsiasi problematica al riguardo esistente dovesse essere portata a sua diretta conoscenza, l’uomo interloquiva direttamente con il Lugarà, lamentandosi di alcune questioni sorte in merito al versamento degli assegni ed alla relativa valuta. Dialogo dal quale emerge chiaro «il totale asservimento alle volontà del Liuzzo» è quello nel quale il funzionario si giustificava in ordine ad un mancato addebito, affermando testualmente: «…non lo posso addebitare sul conto, è bloccato il conto non mi fa… non mi fa lavorare, altrimenti lo passavo lo stesso … Tanto il direttore non c’era, quindi lo passavo lo stesso, quindi non c’erano problemi…però non me lo fa passare…». 
Una frase che conferma la sua infedeltà all’istituto di credito, atteso che, se avesse potuto effettuare l’operazione, avrebbe agito, profittando dell’assenza del direttore, per favorire Liuzzo. La compiacenza di Lugarà arrivava, inoltre, a consentire che determinate operazioni bancarie (deposito titoli o il ritiro dei blocchetti degli assegni) avvenissero in assenza dell’unica legittimata alla loro effettuazione, ovvero la Francesca Marcello. Le conversazioni telefoniche intercettate hanno indicato come fosse Natale Assumma a recarsi in banca: «… no, no, vado io direttamente in banca, lascio quello che devo lasciare e poi…» e che, solo successivamente, e non in presenza del funzionario incaricato, la Marcello apponesse la firma sulle distinte attestanti le singole operazioni disposte. Secondo quanto scoperto dagli inquirenti solo ad operazione avvenuta, quindi, veniva informata l’amministratrice giudiziaria, che si rendeva disponibile a qualsiasi soluzione che affermava: «…Vabbè dai, poi ve lo valutiamo, io per me tutta la disponibilità di questo mondo… omissis… posso chiedere autorizzazioni, quello che volete figuratevi …». 
Normalmente Liuzzo nelle operazioni bancarie che riguardavano la Euroedil e in generale ai conti, ovviamente, non poteva neanche avere accesso, se non attraverso la complicità del bancario. Lugarà, come detto, è sposato con Elisabetta Morabito, dipendente del Banco di Napoli, sul conto della quale è emerso che aveva esaminato il carteggio sull’azienda “Edilsud”, su richiesta di Liuzzo, pur non rivestendo questi, come ovvio, nella medesima, alcuna carica formale.
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