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UNA SERIE di iniziative per sollecitare, anche nei prossimi mesi, una seria discussione sui problemi del Serpentone. E’ quanto propone Antonio Siesto (Bene Comune), per superare la situazione di stallo che questa zona – ma in realtà tutta la città – sta vivendo.

«Potenza è una città brutta dal punto di vista urbanistico con tanti scempi architettonici. Ma non mancano, comunque, luoghi interessanti. In ciò rientra anche rione Cocuzzzo ed emerge la contraddizione per cui a una giusta esigenza si è data una cattiva risposta senza tenere conto dei problemi che in effetti poi si sono manifestati. Le esigenze abitative e sociali si modificano nel tempo e ciò che si ha risulta essere non più sufficiente. Non si effettua un  salto di prospettiva, un pò  perchè si è ingabbiato in schemi abitudinari, un pò perchè l’alternativa è difficile da praticare sia da politici e dagli stessi cittadini. In tutto ciò l’opera pubblica più contestata dalla cittadinanza , è stata la famigerata “Nave” del Serpentone rimasta sostanzialmente una incompiuta, si  è provveduto a rendere fruibile il “ponte” con la costruzione di un mini  parco, ma la “stiva” è rimasta da completare. Allora forse bisognerebbe cambiare modo di fare e di pensare. Bisognerebbe pensare a una diversa riqualificazione. Rione Cocuzzo andrebbe “allargato”. Ma si può  immaginare di tagliare pezzi del Serpentone di rione Cocuzzo per creare spazi e di luce  e spazi godibili per i suoi cittadini? Si può e si deve incominciare a pensare secondo una prospettiva diversa, che faccia superare l’aspetto di arroccamento di questo rione della città. Come? Per esempio facendo in modo che rione Cocuzzo diventi attrattivo e dinamico; arricchirlo di qualche servizio pubblico come un punto di riferimento della Polizia Municipale visto anche i tanti furti dei giorni scorsi avvenuti nella zona. Qualcosa si sta facendo qualcosa è stato fatto, ma non è sufficiente c’è bisogno di una visione strategica più ampia per comprendere quale il futuro  di questo rione e per questa città. Ci sono ancora troppi condizionamenti di  quel blocco  sociale di cui ho parlato. E’ necessario mettere in campo nuove pratiche democratiche, nuove forme di governance, intesa come capacità di goverare la città in un’ottica della compartecipazione e di ascolto dei sui cittadini.  Temo sia difficile uscire da questo shema, ma i cittadini devono  cominciare  e comprendere che i palazzoni sono il vero ostacolo da superare. Personalmente spero che si smetta di pensare al rione Cocuzzo come  a  un grosso dormitorio e si cominci a vederlo come un quartiere di città con una sua identità».

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