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POTENZA – «Bisogna vedere un po’ se si trova una soluzione con il dipendente praticamente. Quella è la chiave che ci ha indicato lei, diciamo».

Questa conversazione tra un collaboratore della Castellano costruzioni generali e il patron della ditta Giovanni per il gup Tiziana Petrocelli significa una cosa soltanto: tra gli indagati nell’inchiesta sui “re della monnezza” c’è chi è ancora capace di condizionere l’accertamento delle responsabilità. Di qui la decisione di emettere un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per tre di loro: il materano Castellano, il policorese Cosimo Guida e il titese d’adozione Giovanni Agoglia. 

Sono stati fissati per oggi gli interrogatori di garanzia degli imprenditori al centro dell’ultima inchiesta sui rifiuti dei militari del reparto operativo e del noe di Potenza. Nel frattempo gli elementi raccolti dagli investigatori sarebbero già al vaglio del prefetto del capoluogo che potrebbe intervenire anche nelle prossime ore sospendendo le ordinanze della Regione che attualmente disegnano il sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti prodotti dai comuni del bacino centro della provincia. E’ questo il motivo per cui proprio dalla provincia si sta cercando di correre ai ripari individuando un sito diverso dall’impianto di Tito Scalo della B&B Eco di Giovanni Agoglia per lo stoccaggio temporaneo degli stessi prima del loro conferimento in discarica. 

Intanto i legali studiano gli atti a sostegno dell’ordinanza che ha accolto le richieste avanzati dai pm Sergio Marotta e Francesco Basentini. Tra gli elementi più scottanti ci sono le intercettazioni effettuate durante i sopralluoghi del Noe sulle singole discariche. A Salandra, in particolare, dove c’è l’impianto gestito fino a pochi mesi fa da Castellano, lo scorso 13 giugno i militari si sarebbero anche appostati prima di entrare per osservare come venivano svolte le operazioni. «Nella circostanza veniva constatato – scrive il gup – che il mezzo compattatore non scaricava i Rsu nei pressi del trituratore ivi presente ma direttamente nei pressi dell’escavatore nel punto della vasca di discarica in coltivazione. Terminate tali operazioni un operaio con l’escavatore provvedeva direttamente alla copertura dei Rsu con il terreno vegetale». 

Così una volta entrati l’autotrasportatore sarebbe stato interrogato e la preoccupazione per quanto poteva aver detto emerge chiaramente dalle intercettazioni tra Castellano e un suo collaboratore sul posto. «L’ha firmato il verbale – gli spiega quest’ultimo – però non ce lo ha dato perché non glielo hanno dato nemmeno a lui, dice che cioé l’azienda non gli ha dato le direttive di non utilizzare la cosa, di testa sua si è messo a fare sta cosa qua, che ha valore, ha valore diceva pure Marisa fino a un certo punto chiaramente perché tu comunque come azienda devi essere diciamo lo devi controllare». 

Marisa Clemente era l’avvocato di Giovanni Castellano, fin quando non è emerso che quei sopralluoghi facevano parte di un’inchiesta più grande della procura di Potenza dove presta servizio il marito, che è poi il pm Salvatore Colella (noto per un’altra inchiesta clamorosa in tema di rifiuti: quella sul termovalorizzatore Fenice). L’attuale difensore di Castellano è l’avvocato Nicola Buccico.   

Nei prossimi giorni verranno sentiti anche gli altri indagati ai domiciliari: il gestore della discarica di Lauria, Gaetano Papaleo, e un collaboratore di Guida, Bruno Longo. Poi quelli con l’obbligo di firma Tiziana Ferretti e Felice Cavallo, collaboratori di Agoglia, Raffaele Rosa, ex gestore della discarica di Pisticci, i dirigenti del comune di Matera Francesco Gravina e Franco Pepe in quanto a loro volta rappresentanti dell’amministrazione come ente gestore della discarica di Pisticci. Infine  Ida Zaccaru e Paolo D’Angelo, formalmente legale rappresentante e procuratore generale della B&B Eco, società facente capo sempre ad Agoglia che sono stati interdetti per due mesi.

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