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VIBO VALENTIA – Carcere duro. In gergo tecnico 41 bis. Il provvedimento proviene dal ministero della Giustizia in accoglimento di una precisa e dettagliata richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Destinatario Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, 52 anni, presunto boss della potente consorteria mafiosa di Limbadi a capo, come sostengono gli investigatori, della spietata ala armata del clan. Il provvedimento è stato notificato all’interessato, attualmente ristretto nell’istituto penitenziario di Nuoro, nella giornata di venerdì scorso e per conoscenza al suo legale di fiducia, l’avvocato Francesco Calabrese del Foro di Reggio Calabria. 

Identificato quale personaggio di spicco dell’omonima cosca, Pantaleone Mancuso è attualmente sotto imputato nel processo “Gringia-Dietro le Quinte”, nonché coinvolto nelle inchieste “Black Money” e per la presunta commissione di un attentato ai danni di una persona non identificata con certezza. In questa circostanza è accusato di ceduto a due giovani, Rinaldo Loielo e Filippo Pagano, arrestati anche loro, un ordigno rudimentale oltre che per la detenzione e il porto, della stessa bomba considerata, a tutti gli effetti, «un’arma da guerra». 

Accuse pesanti, ma non come quelle del procedimento penale inerente la faida tra i piscopisani e il gruppo dei Patania di Stefanaconi appoggiati dal presunto boss il quale avrebbe fornito gli appoggi necessari e di aver, secondo le carte dell’inchiesta, preso parte, in qualità di mandante, al tentato omicidio a Vibo Valentia, nei pressi della Questura, del pregiudicato vibonese Francesco Scrugli (11 febbraio 2012) e poi al successivo omicidio dello stesso Scrugli a Vibo Marina il 21 marzo 2012. Altra contestazione mossa a Mancuso si riferisce ai tentati omicidi di Rosario Battaglia e Raffaele Moscato, rimasti feriti proprio in occasione dell’omicidio Scrugli. L’uccisione di quest’ultimo rappresenta un episodio chiave nella ridefinizione degli equilibri criminali del Vibonese.
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