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ROMA – È necessaria una «cooperazione rinforzata» nel rapporto tra Stato centrale e Regioni meridionali, un tavolo politico di coordinamento quale una “Conferenza delle Regioni meridionali”, con attenzione ad alcuni settori specifici (rifiuti, acque, logistica).

È la proposta che emerge dal Seminario Svimez “Cooperazione virtuosa tra Regioni meridionali e Stato”, promosso dall’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno, dall’Osservatorio Economico delle Regioni del Mezzogiorno e dalla “Rivista giuridica del Mezzogiorno” che si è svolto ieri a Roma.

La necessità di «un momento “unitario” delle Regioni meridionali destinatarie della politica di coesione europea, e di queste con il governo, in cui l’interesse complessivo del Mezzogiorno possa essere rappresentato e perseguito in maniera strategica e sistematica» era presente già nella “Nota per l’Audizione Svimez davanti alla Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale” svoltasi il 28 marzo 2011.

«Già oggi – ha fatto notare il consigliere Svimez Manin Carabba nella sua relazione al Seminario – la Conferenza Stato-Regioni sarebbe tenuta a riunirsi in seduta straordinaria una volta l’anno in merito alle politiche di coesione e per il Mezzogiorno, una apposita sessione semestrale con la finalità di rivalutare in quella sede il ruolo delle Regioni meridionali (art. 32, commi 13-15 della legge 111/2011), che al momento non sembra avere avuto effettiva attuazione. Il divario Nord-Sud non può essere considerato un problema minore. Ma resta da verificare se le Regioni del Sud sono davvero disponibili a individuare alcuni temi su cui lavorare insieme condividendo, come già le Regioni del Centro-Nord, obiettivi e interessi comuni, in ottemperanza alla proposta contenuta nel Masterplan del governo».

«La partita delle politiche nazionali di sviluppo e di coesione può essere giocata solo al centro, come sostiene qualcuno, oppure può essere, secondo il disegno della Costituzione appena modificato, condivisa nel rapporto tra Stato e autonomie regionali e locali?» si è chiesto il consigliere Svimez Giuseppe Soriero nella sua relazione al Seminario, soprattutto «in un momento in cui assistiamo a un tentativo di svuotamento del regionalismo, dopo anni di elogi sperticati del federalismo quale via salvifica per risolvere le carenze nella capacità di utilizzo delle risorse da parte delle Regioni». Il punto dolente è qui la gestione e la spesa dei fondi europei, tanto più che, continua Soriero, «per accelerare gli interventi cofinanziati nella legge di stabilità (art. 1, commi 453-464) si introduce l’istituzione di appositi organismi strumentali regionali cui assegnare in via esclusiva la gestione degli interventi europei».

Al Seminario sono intervenuti, tra gli altri, il direttore dell’Agenzia per la Coesione territoriale Maria Ludovica Agrò, il presidente del consiglio regionale della Basilicata Piero Lacorazza, l’amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri, l’assessore regionale alle Attività produttive della Regione Campania Amedeo Lepore.

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