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POTENZA – «Perché il suo faccione sorridente non è apparso in quel salotto dove sono passati tutti i crimini più efferati? Lo abbiamo visto dovunque, ma perché Bruno Vespa non vuol parlare di Elisa?»
Un interrogativo a un anno di distanza dal ritrovamento del corpo nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità. Una domanda che ha assillato per tutto questo tempo Don Marcello Cozzi, molto vicino alla famiglia, assieme a Gildo Claps che annuiva dalla prima fila, e chissà quanti altri tra quelli che conoscono la storia.
Ieri sera la prima al teatro Francesco Stabile del dramma in atto unico “Quando il vento soffia forte” del gruppo di ricerca teatrale “Spazioscenico” (sceneggiatura e regia di Rosanna Filomena) è stata l’occasione per ricordare i misteri che ancora avvolgono la morte di Elisa Claps e l’oscurità che è stata la sua tomba per diciassette anni.
«In tanti, o forse in pochi». Ha detto Don Marcello. «Il popolino» gli ha fatto eco mamma Filomena che era al suo fianco sul palco per la presentazione dello spettacolo. «Hanno perso l’occasione di stare dalla parte giusta, dalla parte del dolore e della chiesa. In tanti si sono prodigati soprattutto in difese d’ufficio, tatticismi, diplomazie, e così hanno perso un’occasione per stare dalla parte giusta. Ma noi e tanta altra gente non abbiamo avuto dubbi. Ci siamo chiesti con Gildo: difese d’ufficio, ma di che cosa? Forse il buon nome di qualcuno. Forse l’immagine di qualcuno. Certamente c’é stato questo, ma anche chi sapeva e non ha parlato perché aveva paura. È come ultimamente un testimone ci ha detto: «Mi sono chiesto, ma di che cosa potevo avere paura? Ho avuto paura di chi ha depistato, insabbiato e deviato le indagini».»

Leo Amato

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