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ROMA – Perquisizioni della Guardia di Finanza sono state realizzate questa mattina negli uffici dei direttori regionali di Equitalia-sud di Lazio e Calabria. L’ipotesi di accusa è corruzione, truffa aggravata ai danni di Equitalia, bancarotta fraudolenta e riguarda a vario titolo a 8 persone arrestate dai finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria di Roma. Tra i destinatari dell’ordinanza di custodia anche un funzionario di Equitalia sud Lazio. Una ventina le perquisizioni tuttora in corso negli uffici di Equitalia di Lazio, Campania e Calabria, due delle quali nei confronti di due direttori regionali di Equitalia Sud il direttore regionale del Lazio, Alessandro Migliaccio, e di quello regionale della Calabria, Giovanbattista Sabia, che non risultano indagati. Nelle perquisizioni di abitazioni e uffici sono stati impiegati oltre 70 militari del Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza nelle province di Roma, Napoli, Caserta e Cosenza. «Le indagini condotte dal Nucleo Speciale Polizia Valutaria – recita una nota – hanno fatto emergere un vero e proprio sistema truffaldino, garantito da episodi di sistematica corruzione e messa a disposizione delle pubbliche funzioni, che ha consentito scientificamente di non versare i dovuti milioni di euro nelle casse di Equitalia». 

In sostanza, secondo l’accusa, diversi tra gli indagati ottenevano la rateizzazione di un debito Equitalia, beneficio che non avrebbero dovuto avere, ottenendone il pagamento dilazionato fino a un massimo di 72 rate mensili, e congelando così la pretesa esattoriale e bloccando procedure esecutive in corso, come sequestri e pignoramenti. Poi pagavano solo le prime rate per non decadere dal beneficio e facevano in modo che la loro posizione debitoria venisse monitorata sino al trascorrere di un anno dalla cancellazione del Registro delle Imprese. 
Questo meccanismo per anni, con la complicità di un funzionario di Equitalia Sud, ha consentito ad alcuni imprenditori di non versare nella casse dell’Ente pubblico milioni di euro. Un sistema che la procura di Roma e la polizia valutaria della Guardia di Finanza hanno smascherato ottenendo dal gip Maria Bonaventura la misura cautelare in carcere per sei persone e quella dei domiciliari per altre due. Nello specifico in carcere è finito Salvatore Fedele (funzionario Equitalia), già sospeso il 19 settembre 2013 a seguito di una serie di perquisizioni e reintegrato il primo aprile scorso: è accusato di corruzione, concussione, truffa aggravata ai danni dello Stato e trasferimento fraudolento di beni. Stesso provvedimento restrittivo, per gli stessi reati oltre a quelli di bancarotta fraudolenta, è stato firmato dal gip nei confronti del commercialista napoletano Domenico Ballo, del consulente del lavoro di Roma, Mauro Carlini, e degli imprenditori, in attività tra la capitale e Napoli, Paolo Conte, Antonio Conte e Lucio Licciardi. Gli arresti domiciliari sono stati disposti a carico di Vincenzo Comes, prestanome di Licciardi e Paolo Conte, e Luisa Musto, moglie di Salvatore Fedele, la sola, al momento, che risponde di riciclaggio. Su ordine della procura, i finanzieri, che hanno eseguito anche un sequestro preventivo di beni per 750mila euro (tra immobili e contanti). Gli accertamenti della procura, però, proseguono sul conto di 15 persone.
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