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ALLA fine Pittella l’ha fatto, tredici pagine di domande e risposte messe sul suo profilo dove ha risposto alle domande rivolte dagli utenti sul petrolio. Dalla card carburante fino al Cova di Viggiano, passando per lo Sblocca Italia e anche l’Itrec di Rotondella e la possibilità di diventare sito unico di scorie nucleari. Era un piano di informazione che il governatore aveva annunciato e previsto, ma che ha richiesto più tempo rispetto a quanto ci si aspettava.

I DATI SUI POZZI – «Il territorio è occupato da pozzi solo per il 20% – scrive Pittella a chi chiede se la Basilicata non sia tutta in mano alle istanze di ricerca in terraferma – e la superficie occupata fisicamente dai pozzi è di un chilometro quadrato» Per quanto riguarda i permessi di ricerca ci sarebbero 18 domande presentate, 11 di queste bocciate e 7 in valutazione. Diversa la questione dei pozzi operativi tra 2014 e 2015. «Nessun nuovo pozzo è stato concesso in questi anni oltre a quelli dell’accordo del 1998 con Eni e 2006 con Total e non ne concederemo in futuro». Secondo gli accordi del 98 i pozzi totali erano 59 «Nel 2005 – scrive il governatore – furono ridotti a 46, in produzione ce ne sono realizzati 40 e in produzione ce ne sono 27, sistemati in 13 piazzole. Per completare il protocollo restano da fare 6 pozzi da 3 postazioni più due pozzi di ricerca (il Pergola 1) e uno a Montemurro. Insomma, ci sono 24 pozzi in meno. Su Tempa Rossa i pozzi autorizzati sono 8, realizzati 6 e ne restano altri due».
LA QUESTIONE AMBIENTALE – Sulla reiniezione c’è chi fa notare che l’incamiciatura dei pozzi si ferma a circa 400 metri di profondità e nel 67% dei casi non garantisce la tenuta dei liquidi reiniettati. Pittella si difende «C’è una netta discontinuità tra il giacimento e le acque utilizzabili per l’attività umana, la profondità di una falda acquifera per usi idropotabili si colloca tra i 500 e i mille metri a fronte di una profondità di reiniezione di 4mila 100 metri. La tecnica non crea problemi di inquinamento del sottosuolo, il pozzo costituisce un sistema chiuso che impedisce qualsiasi interazione tra l’interno del pozzo e le formazioni geologiche attraversate».

E per quanto riguarda i pozzi in zone antropizzate? «La perforazione è un’attività con rischi bassissimi e compatibili con la presenza di strutture e/o centri abitati nelle vicinanze» lo dimostrerebbero i «rari esempi di pozzi perforati in aree limitrofe a centri abitati non hanno dato alcun problema». Poi annuncia che l’indagine epidemiologica è in fase di lavorazione «appena pronti, tutti gli atti saranno pubblicati e resi disponibili». C’è poi il caso del Pertusillo dove «le analisi dell’Arpab hanno prodotto un soddisfacente stato qualitativo delle acque. Non è quello che chiede l’Unione Europea ma non è neanche un disastro ambientale».

REINIEZIONE E TERREMOTI – Gli utenti citano studi, Pittella ricorda che «l’attività estrattiva può assicurare un monitoraggio delle aree sismiche in maniera puntuale e completa». Nel caso di Costa Molina 2 la sismicità «è di intensità molto bassa e pertanto non in grado di provocare danni a persone e cose».

ROYALTIES E CARD BENZINA – Perché chiedere il 10% dai petrolieri se in Norvegia si chiede l’80%. «In Norvegia – dice il presidente – le royalties sono state eliminate per le attività dopo il 1986, in sostituzione vi è un prelievo sugli utili del 78%. In italia, oltre le royalties del 10% il prelievo fiscale è tra i più alti d’Europa con aliquota al 27,5%». C’è poi da fare i conti con l’imposta regionale del 3,9% e l’addizionale Ires del 10,5%. «Totale: 42% di tasse più i canoni di 3,5 euro per chilometro quadrato e 16 euro al chilometro quadrato per i permessi di ricerca e 70 euro per chilometro quadrato per le concessioni di coltivazione». A chi chiede se la Card è da buttare viene risposto che ad agosto di quest’anno si riceverà l’annualità 2012 e a fine dicembre quella 2013, poi per il 2014 la card diventerà bonus «spendibile non solo per il carburante per un importo massimo di 450 euro per le fasce più deboli».

CIBO E VINO – Fagioli di Sarconi, canestrato di Moliterno, vino delle Vigne di Viggiano e Aglianico. Le attività petrolifere sono incompatibili con queste eccellenze. Secondo Pittella no, e cita studi condotti da “Ricerche industriali ed energetiche” In pratica è più una situazione critica nazionale di recessione agricola piuttosto che colpa del petrolio se la microeconomia locale non va.

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