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Soddisfazione sì. Ma senza toni trionfalistici. «La questione petrolio rimane delicata e non si è certo esaurita. Anzi». Il capogruppo del Pd alla Camera dei deputati, il lucano Roberto Speranza il giorno dopo l’approvazione del decreto Sblocca Italia alla camera dei deputati ha scritto una lettera ai democratici per chiarire tutto quello che è stato fatto per migliorare la norma a favore della Basilicata. Modifiche ottenute in un lungo passaggio parlamentare che di fatto hanno spostato l’ago della bilancia, Ma Speranza nell’intervista al nostro giornale non si attarda più di tanto sugli allori ma mostra consapevolezza che in Basilicata la vicenda è ancora foriera di polemiche e preoccupazioni. Per il resto Speranza ringrazia il soldato Antezza e svela retroscena sull’autosospensione di Folino.

Presidente, ha già espresso soddisfazione. Si poteva fare di più?

«Sono molto soddisfatto del lavoro parlamentare che abbiamo fatto. Sinceramente se mi avessero detto che il giorno prima dell’arrivo del decreto alla Camera saremmo arrivati a questi risultati ci avrei messo la firma. Penso che il lavoro fatto dai deputati lucani insieme al presidente della Regione sia stato molto positivo. C’è però da essere chiari: il tema petrolio in Basilicata è ancora tutto aperto. Non è stato certo risolto definitivamente in questo Sblocca Italia. Anzi».
Cioè?
«La guardia va tenuta alta. Bisogna confrontarsi, discutere e approfondire la questione. E’ evidente, infatti, che ora arriva una fase in cui c’è una grande responsabilità per tutti noi. Abbiamo creato le condizioni per un nuovo Patto tra Regione e Stato. Ora è il momento di concretizzarlo questo patto. Insomma ho un giudizio molto positivo del passaggio parlamentare. Di più non credo fosse possibile. Abbiamo ottenuto risultati straordinari. Chiunque dovesse guardare attentamente le norme e i numeri non può che darne atto. Soprattutto calcolando da dove si partiva e valutando oggettivamente la fase».

Che fase?

«Era la settimana in cui le Regioni aprono il fuoco contro il governo nazionale perchè nella Legge di Statilità si tagliano loro 4 miliardi di trasferimenti. Chiamparino attacca duramente Renzi insieme alla grandissima Lombardia, alla Sicilia e alla Campania. Noi invece nelle stesso ore incassiamo un provvedimento che potenzialmente porterà alla piccola Basilicata oltre un miliardo di euro in dieci anni. Questo elemento non può essere ignorato. E’ un fatto straordinario. Per questo sono soddisfatto ma allo stesso tempo rimango consapevole che la partita non è chiusa. Ora va ridefinita l’intesa Stato – Regione. C’è stato un riconoscimento della nostra dignità e della nostra funzione e siamo chiamati, come gruppi dirigenti, a costruire ancora un’interlocuzione seria con lo Stato che ci porti ad avere risultati positivi per lo sviluppo della nostra Regione e soprattutto per la tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente».

 
Cosa cambia per la Basilicata rispetto alla risorsa petrolio?

«Per me ci sono quattro punti fondamentali».
Parta da quello più importante…
«Innanzitutto ciò che riguarda il procedimento autorizzativo. E’ chiaro che il governo con questo decreto provava a ricentralizzare il processo autorizzativo. Noi siamo riusciti nel passaggio parlamentare a fermare la spinta più estrema che poteva prevalere; siamo riusciti a riconfermare la necessità di una intesa con la Regione. Abbiamo inserito la necessità di un piano preventivo rispetto alle autorizzazioni. E quindi abbiamo rimesso la Regione in condizioni di poter contare in questo processo. Questo il primo punto». 

Il secondo?

«Quello più importante in tema di futuro sviluppo della Basilicata è indubbiamente la sezione dell’Ires. Da ora in avanti tutte le estrazioni aggiuntive rispetto agli attuali 80 mila barili che si estraggono ogni giorno porteranno in Basilicata il 30 per dell’Ires sui proventi che le compagnie petrolifere pagano alla Stato. Questo significa che stando al limite massimo di 154 mila barili al giorno – rispetto a un ordine del giorno a nostra firma – si potranno ottenere in 10 anni oltre un miliardo di risorse in più. Queste sono cifre enormi che possono metterci finalmente in condizione di superare il gap che la Baslicata ha soprattutto sul piano infrastrutturale. Il dibattito vero da sviluppare ora è che queste risorse non possono essere sprecate. Non capiterà facilmente per la Basilicata in futuro una posta economica così significativa. Per cui nei prossimi mesi è necessario aprire un dibattito con i territori, con i soggetti sociali e con l’associazionismo per programmare con chiarezza l’uso di queste risorse aggiuntive. Sono una grande chance che non va sprecata. Deve essere la priorità. Questi fondi non devono essere divisi in mille rivoli ma utilizzati per fare pochi grandi interventi che non saranno mai possibili con le solo risorse ordinarie».

Con il limite dei 154 mila barili salta definitivamente il Memorandum?

«No. Assolutamente. Il Memorandum è l’accordo tra Basilicata e Governo che noi oggi dobbiamo riscrivere e rispetto a cui c’è l’obiettivo condiviso di estrarre petrolio e far ricadere tutti gli effetti positivi possibili sulla nostra Basilicata. Il Memorandum sostanzialmente era stato messo in “quarantena”. Oggi con questa nuova norma finalmente può essere realizzato. Il memorandum è un’idea giusta. Utilizzare le risorse che vengono dal petrolio extra – royalties per creare sviluppo. Chiaro che quel Memorandum va aggiornato e ridefinito mettendo in campo una strategia ed una visione per far fare davvero il salto di qualità alla Basilicata».

Ha parlato di 4 punti. Gli altri due?

«Il terzo: i 70 milioni di euro annui destinati alla card carburante saranno utilizzati per attivare una Social Card a sostegno esclusivo delle fasce più disagiate. Non era giusto che un cittadino con un reddito alto ma patentato ricevesse il bonus ed un pensionato con molto meno di mille euro al mese ma senza patente no. Da oggi questi soldi serviranno ad aiutare i più deboli. In linea con quanto richiesto dalla associazioni sindacali e datoriali. Il quarto: una quota significativa delle royalties, d’ora in poi sarà utilizzabile fuori dal Patto di Stabilità. Già i primi 50 milioni di euro nel 2014. È pazzesco immaginare di avere soldi in cassa derivanti dalle estrazioni petrolifere e di non poterli spendere per regole oramai del tutto inattuali».

Il suo ruolo da capogruppo del Pd quanto è stato utile per portare a casa questi risultati?

 
«Questo sinceramente andrebbe chiesto agli altri deputati, lucani e non. Mi ha fatto piacere leggere da parte di tutto il gruppo dirigente del pd ma anche da Cosimo Latronico un riconoscimento. E’ chiaro che io ho utilizzato la mia funzione politica, la mia forza non di deputato lucano ma di capogruppo per affrontare questo passaggio difficile». 

Le va dato atto comunque che per la prima volta un capogruppo entra in Commissione Ambiente per rafforzare le richieste lucane…

«Io sull’emendamento decisivo, in cui la Basilicata si giocava oltre un miliardo di euro per i prossimi dieci anni, ho voluto fare la dichiarazione di voto per mettere tutta la forza del Pd su quell’atto e dare un segnale che andava anche oltre la rappresentanza regionale. C’era il peso di 300 deputati».

 
Come ha lavorato per ritrovare l’unità dei parlamentari del Pd lucano in primis?

«Intanto c’è stata una unità di intenti fortissima in queste settimane. Noi abbiamo un dibattito interno, spesso anche molto acceso, ma poi c’è sempre un momento in cui gli interessi generali vengono prima del resto. Posso garantire che in tutto il gruppo dirigente del pd, ma anche in una personalità del centrodestra come Cosimo Latronico, ho riscontrato sempre la voglia di mettere davanti gli interessi della Basilicata. A questo si aggiunga che con il presidente Pittella abbiamo lavorato quotidianamente con profonda sintonia nelle interlocuzioni con i ministeri e nel lavoro politico vero. Anche con palazzo Chigi. C’è stato davvero un lavoro condiviso che ha dato i suoi frutti».

E la questione Folino?

«Il fatto di avere un parlamentare del Pd che si era autosospeso non è stato affatto secondario. Ha rappresentato un argomento forte che io ho utilizzato per far capire ai miei interlocutori come questa partita per noi fosse di vita o di morte. E’ noto che Vincenzo Folino è una delle persone a me più vicine in assoluto sul piano politico come su quello personale. Il suo atto forte e anche provocatorio mi ha aiutato a far capire ai tavoli romani che noi in questo passaggio parlamentare avevamo bisogno di un segnale molto forte per la Basilicata. Poi voglio esprimere un ringraziamento anche a Maria Antezza».

 
Perchè?

«A Maria devo riconoscere di aver fatto un lavoro molto molto puntuale. E’ stata in Commissione dalla mattina alla sera. Non si è persa un minuto di dibattito su tutto lo Sblocca Italia nelle Commissioni. Come capogruppo io sono stato presente nei momenti decisivi. Lei è stata un soldato a difesa della Basilicata. Complessivamente abbiamo prodotto un lavoro di squadra eccezionale. Una regione che vale un centesimo della popolazione nazionale che ha 6 deputati sui 630 totali è riuscita a ottenere quello che ha ottenuto solo grazie a un’unita vera. Poi è chiaro che nel Pd c’è un dibattito politico. Abbiamo idee diverse sulle cose nazionali. Abbiamo sostenuto candidati diversi alla segreteria regionale. Ma su questo passaggio ha prevalso solo l’interesse della Regione. Secondo me abbiamo dimostrato di essere davvero il Partito della Regione. Il partito che difende gli interessi della Basilicata».

 
Intanto c’è ancora chi esprime preoccupazione e allarme in Basilicata. Questo decreto secondo lei mantiene profili di incostituzionalità?

«Penso che con le modifiche che abbiamo fatto il rischio di incostituzionalità si è molto ridotto. Il testo iniziale lasciava diversi dubbi. Quello finale secondo me li ha fortemente ridotti». 

Ma ora perchè Renzi non scende in Basilicata a spiegare tutto?

«Non lo so. Sinceramente mi auguro che quando si concretizzerà la nuova intesa a un certo punto Renzi verrà in Basilicata come presidente del Consiglio. Nel frattempo ho già invitato Guerini che prima di Natale sarà in Basilicata».

 
Qual è in definitiva la strategia energetica del Paese?

«Un grande Paese come l’Italia non può concentrasi su un solo asset. Giusto puntare con coraggio sulla sostenibilità e sulle rinnovabili. È però evidente che petrolio e gas rimangono indispensabili e noi importiamo la grandissima parte di quello che consumiamo. Se l’Italia riesce a ridurre le importazioni è un fatto positivo ma questo va fatto in accordo con i territori e mettendo prima di tutto la tutela della salute ed il rispetto dell’ambiente».

s.santoro@luedi.it

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