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La mappa dei Comuni calabresi

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CALABRIA al quart’ultimo posto su scala nazionale per i piani di emergenza. Le tragedie conosciute nella storia, e soprattutto nella memoria più recente, sembrano avere insegnato poco agli amministratori locali che non si sono ancora dotati di uno strumento fondamentale in caso di calamità.

La Protezione civile ha ricevuto solo 219 piani di emergenza su un totale di 409 Comuni calabresi, pari al 54%, e questa lentezza è ancora più grave se si considera che la punta dello Stivale italico è classificata a rischio.

L’intero territorio regionale è diviso in zona 1 e zona 2, che individuano aree dove possono manifestarsi terremoti forti e fortissimi. Misure che, in termini geologici e sociali, sono molto pericolosi per la vita umana. Solo Campania, Lazio e Sicilia hanno fatto peggio della Calabria, con percentuali inferiori al 50 per cento. Ma il dato calabrese non deve comunque far sorridere troppo.

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e
LA REPLICA DEI COMUNI

La Protezione civile nazionale ha una mappa aggiornata a un anno fa nella quale sono riportati tutti i Comuni in regola con i piani di emergenza e quelli che ancora non si sono dotati di questo strumento. Perché è importante definire il documento di Protezione civile? La struttura del piano si articola in tre parti: la prima «raccoglie tutte le informazioni sulle caratteristiche e sulla struttura del territorio»; la seconda riguarda i lineamenti della pianificazione, ossia vengono stabiliti gli obiettivi da conseguire «per dare un’adeguata risposta di protezione civile ad una qualsiasi situazione d’emergenza, e le competenze dei vari operatori»; infine il modello d’intervento «assegna le responsabilità decisionali ai vari livelli di comando e controllo, utilizza le risorse in maniera razionale, definisce un sistema di comunicazione che consente uno scambio costante di informazioni». Il piano di emergenza è fondamentale perché individua tutti gli attori in movimento nella gestione delle conseguenze di una calamità e li coordina.

LEGGI L’ALLARME DELLA PROTEZIONE CIVILE 
SULLA MANCATA ADOZIONE DEI PIANI DI EMERGENZA 
DA PARTE DEI COMUNI

Appare tutt’altro che scontato, altrimenti, individuare chi fa cosa durante un’emergenza. La Protezione civile spiega così gli obiettivi: «assegna la responsabilità alle organizzazioni e agli individui per fare azioni specifiche, progettate nei tempi e nei luoghi, in un’emergenza che supera la capacità di risposta o la competenza di una singola organizzazione»; aspetto non meno importante «descrive come vengono coordinate le azioni e le relazioni fra organizzazioni; descrive in che modo proteggere le persone e la proprietà in situazioni di emergenza e di disastri»; e poi «identifica il personale, l’equipaggiamento, le competenze, i fondi e altre risorse disponibili da utilizzare durante le operazioni di risposta»; infine «identifica le iniziative da mettere in atto per migliorare le condizioni di vita degli eventuali evacuati dalle loro abitazioni».

Rischio zona 2

La situazione calabrese è divisa a metà poiché solo il 54% dei Comuni si è dotato di un piano di emergenza mentre il rimanente 46% non lo ha ancora presentato, e di questi ultimi i Comuni si trovano in zona 1 e in zona 2 cioè molto pericolose. Partendo dal Pollino, i Comuni che non hanno ancora un piano di emergenza sono Morano, Laino Borgo, Frascineto, Civita, Firmo. Sull’alto Jonio cosentino risultano inadempienti Montegiordano, Roseto Capo Spulico, Castroregio.

Sul Tirreno cosentino la maglia rossa va a Diamante, San Nicola Arcella, Grisolia, Bonifati, Acquapesa, Guardia Piemontese, Paola. A fare compagnia a queste località nell’entroterra bruzio si accodano Fagnano Castello, Sant’Agata d’Esaro, Malvito, San Sosti, San Demetrio Corone, Tarsia. L’elenco continua sulla costa jonica meridionale cosentina con Mirto Crosia, Cariati, e poi verso la Sila con Paludi, Longobucco, Bocchigliero, San Giovanni in Fiore, oltrepassando i confini provinciali e attivando al crotonese con Savelli, Caccuri, Roccabernarda, San Mauro Marchesato, Scandale, Rocca di Neto, Casabona, Strongoli, Umbriatico, Carfizzi, persino il capoluogo Crotone, Cutro, Isola Capo Rizzuto.

Nel catanzarese i Comuni senza piano di emergenza sono Botricello, Belcastro, Sersale, Cerva, Soveria Simeri, Simeri Crichi, Magisano, Fossato Serralta, Cicala, Gasperina, Satriano, Santa Caterina dello Jonio. Fin qui l’elenco parziale dei soli Comuni inadempienti che si trovano in zona sismica 2, dove cioè possono verificarsi terremoti forti. Ma ci sono molti altri Comuni che non si sono dotati di un piano di emergenza e si trovano in zona 1, dove potrebbero manifestarsi sismi classificati come “fortissimi” dai geologi.

Rischio zona 1

Tra questi, ad esempio, Mongrassano, San Martino di Finita e San Benedetto Ullano che notoriamente si trovano su una faglia da tempo monitorata. Oppure Rose e Castiglione Cosentino. Sulla costa tirrenica cosentina la maglia nera va a San Lucido, Falconara, Longobardi, Belmonte, Lago. E poi Grimaldi, Malito, Dipignano, Paterno, Mangone, Cellara, Aprigliano, Pedace, Spezzano Piccolo, Spezzano della Sila, Casole Bruzio (tutte zone dove qualche anno fa, durante uno sciame sismico, i cittadini dormirono in auto perché impauriti), Lappano, Rovito, Parenti, Bianchi, Pedivigliano. Andando verso il centro, nel catanzarese sono sprovvisti di piano di emergenza, pur ricadendo in zona sismica 1, Soveria Mannelli, Carlopoli, San Mango d’Aquino, Motta Santa Lucia, Conflenti, Platania, Lamezia Terme, Maida, San Pietro a Maida, Curinga, Jacurso, Amaroni, Palermiti, Vallefiorita, Centrache, Cenadi, Gagliato, Cardinale, Torre di Ruggiero.

Decisamente tragica è la situazione in provincia di Vibo Valentia, dove solo quattro Comuni hanno presentato i piani di emergenza.

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