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NEL 2014, per i 5 tributi più rilevanti (Imu, Tasi, Irap, addizionali regionale e comunale Irpef) una piccola impresa di Matera ha versato nelle casse delle amministrazioni locali in media 9.595 euro. Una somma che però lievita fino a 10.506 euro per effetto dell’indeducibilità dell’Imu dalla base imponibile Irap, un’autentica tassa sulla tassa, con un prelievo complessivo per addetto pari a 2.101 euro. E’ andata leggermente meglio per l’impresa di Potenza: prelievo 5 tributi locali, 9.371 euro, più “tassa sulla tassa” 850 euro, totale 10.221 euro, prelievo complessivo per addetto 2.044 euro.
A riferirlo è Rosa Gentile, vicepresidente nazionale di Confartigianato con delega al Mezzogiorno, citando i dati dell’Ufficio Studi Confartigianato che – in vista della presentazione della Legge di stabilità che dovrebbe intervenire anche sulle tasse locali – ha calcolato l’impatto delle imposte sulle imprese.
«E’ proprio il caso di affermare – dice Gentile – “Regione che vai, fisco che trovi” in quanto le nostre elaborazioni mostrano le differenze del prelievo nelle diverse aree del Paese. A livello del Mezzogiorno, si passa dai 9.467 euro come prelievo medio in Sardegna ai 12.547 euro in Campania (in Basilicata 10.317 con un prelievo complessivo per addetto pari a 2.063 euro). E tra le 47 province con peso maggiore per il prelievo su impresa-tipo per addetto, i tre quarti sono province del Sud».
La situazione messa a nudo da Confartigianato impone scelte immediate. «Ridurre la pressione fiscale – sottolinea la vicepresidente di Confartigianato – è la priorità per i piccoli imprenditori. Tra tasse locali e prelievo dello Stato centrale paghiamo troppo e in modo troppo complicato. Confartigianato continua a chiedere una riforma che riduca la pressione fiscale che grava sulle piccole imprese, quelle che meno beneficiano della riduzione dell’Irap».
Secondo Gentile «va ridotta la tassazione sugli immobili produttivi (capannoni, laboratori, macchinari, attrezzature) che non possono essere considerati alla stregua delle seconde case. e va abolito il groviglio Imu/Tasi/Tari, che come nel gioco delle tre carte vede sempre vincente il banco. Dal governo – incalza Gentile – ci attendiamo che realizzi quanto ha promesso a fine giugno: attuare nella legge di Bilancio i decreti della delega fiscale rimasti in sospeso. Riguardano la determinazione dei redditi delle imprese in contabilità semplificata secondo il criterio di cassa e non di competenza. Così che le tasse si paghino sulle fatture incassate e non su quelle emesse come succede oggi. Poi – conclude la vicepresidente di Confartigianato – l’introduzione dell’Iri, la nuova imposta sul reddito di impresa che consentirebbe anche alle piccole imprese di avere una aliquota come quella Ires al 27,5% e non quella progressiva Irpef. E la definizione del nuovo regime forfetario».

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