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PISTICCI – Il consiglio comunale di Pisticci ha recepito quanto disposto dalla legge regionale 57/2000 in materia di usi civici e loro gestione.
Con la delibera si dà il via agli accertamenti, verifiche, riconfinazioni e stime delle terre civiche nonché alla affrancazione dei terreni demaniali ad uso agricolo.
La questione è stata seguita con massimo interesse dal Tavolo Verde Basilicata che, sul tema, parla di “continue e pressanti iniziative” finalmente in grado di dare i loro frutti. L’atto deliberativo del Comune di Pisticci, infatti, costituisce il presupposto essenziale per circa 300 utenti del Demanio ad esercitare il diritto di proprietà su un bene concesso loro a partire dal 1947, quando circa 1.700 ettari furono assegnati a braccianti, mezzadri, contadini e reduci di guerra con la clausola di disboscare, dissodare e mettere a coltura parte del demanio pubblico.
«Nel corso di più di mezzo –spiegano dal Tavolo Verde ripercorrendo i passaggi salienti di questa vicenda- secolo i cosiddetti “quotisti” con profondi e duraturi miglioramenti fondiari hanno cambiato il volto del nostro paesaggio agrario realizzando nell’insieme “una grande opera di civiltà nelle campagne”, i cui segni si colgono nella loro integrità nell’agro di Marconia, San Vito, Acinapura, Feroleto ecc”. Piccoli e grandi investimenti di lavoro e di capitali –è la ricostruzione storica dell’associazione- nella prospettiva che venissero riconosciuti come bene, insieme alle terre civiche, di proprietà così come avvenne nel 1962 allorquando furono affrancate 141 quote. Ma i tempi cambiano, vengono istituite le Regioni, trasferiti alcuni poteri dello Stato, compreso quelli sugli usi civici e riaffermata la validità della legge speciale 1766/1927, da cui discende la legge attuativa regionale n. 57/2000. Nel frattempo il legislatore nazionale emana una serie di leggi in materia agraria, compresa la n. 203/1982, ma nessuna di queste scalfisce la legge speciale sugli usi civici, poiché tratta di beni con natura giuridica specifica che soggiacciono, tra l’altro, in toto alla legge regionale n. 57/2000. Tuttavia –commentano dal Tavolo Verde- le amministrazioni che si sono succedute da 14 anni a questa parte, non hanno saputo o voluto comprendere la portata e gli effetti positivi dell’attuazione della legge in parola sull’economia reale, sullo sviluppo del territorio e sulle opportunità occupazionali attardandosi, invece, a disquisire se era giusto o meno riconoscere agli utenti il diritto reale sui beni da loro condotti e coltivati. Di fatto ci si attardava a discutere se la creatura appartenesse o meno a chi l’ha fatta grande o se invece fosse di esclusiva proprietà del Comune. L’applicazione della legge regionale in molti comuni della Basilicata, dimostra che la “creatura” appartiene naturalmente, per legami affettivi, economici, cioè per legge a chi l’ha fatta grande”. Adesso, tuttavia, sta prevalendo il principio difeso dai quotisti: “L’annosa vicenda degli usi civici e la loro gestione ci insegna che quando si ha piena consapevolezza dei propri diritti si ha anche la forza per dar corso e attuazione alle leggi; quando chi ci amministra si confronta e si incontra con i cittadini trova sempre la soluzione ai tanti problemi che attanagliano la comunità».

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