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UN RIFIUTO nel rispetto della tradizione, delle regole e nel rispetto di tutti. Soprattutto del senso di una festa.
E’ sostanzialmente questa la motivazione che ha portato domenica sera l’Associazione Feste Patronali San Rocco di Pisticci a rifiutare, nel corso dell’asta per il traino del Carro, l’offerta di 10.000 euro presentata da Nicola Benedetto.
Una sorta di danno economico non da poco che però è stato spiegato nel dettaglio e risiede in una scelta ben precisa che si tramanda nel tempo secondo l’esempio delle feste popolari che si sviluppano sul territorio lucano.
Un fatto particolare, non foss’altro perchè rinunciare a 10.000 euro e accettare un’offerta da 2200 che era fino ad allora arrivata non è certamente una cosa usuale.
Per capire bene abbiamo contattato direttamente il rappresentante dell’Associazione Feste Patronali San Rocco di Pisticci che ci ha spiegato essenzialmente cosa è avvenuto: «il comitato organizzatore decide prima dell’asta chi sarà a guidare il traino.
Le scuderie che compongono i Cavalieri che partecipano alla processione scelgono il cocchiare che guida questi quattro cavalli e che anche proprio per motivi di sicurezza viste le strade strette del paese deve essere in grado di farlo» spiega Giovanni Pastore a nome dell’associazione, «in questo caso Nicola Benedetto che ha offerto i 10.000 euro avrebbe avuto diritto a salire sul Carro ma ha chiesto anche di poterlo guidare, cosa che non è prevista dalle regole.
Infatti chi vince l’asta può salire sul Carro ma il cocchiere è quello già definito in precedenza.
Abbiamo quindi provveduto a rinunciare all’offerta da 10.000 euro e lasciato prevalere l’offerta più alta rimanente di 2200 euro».
Successivamente in una nota ufficiale l’associazione ha aggiunto nel dettaglio che c’è «da diversi anni una distinzione fra chi “traina” il Carro (cioè colui che si occupa a sue spese di provvedere ai cavalli ed alla guida materiale del Carro, senza versare un centesimo all’Associazione) e colui che “prende” il Carro, cioè colui che per devozione “accompagna”, salendo sul Carro, la Sacra Immagine del Santo fino a Piazza San Rocco.
Quest’ultimo, secondo un’antica consuetudine, si aggiudica il privilegio di accompagnare l’Immagine mediante un’asta.
Le casse dell’Associazione hanno evidentemente subìto un grosso danno in termini economici, ma riteniamo che ancora più grande sarebbe stato il danno di immagine, in termini di credibilità e di serietà, se avessimo dato l’impressione che per soldi fossimo stati disposti a ribaltare delle consuetudini, che nel tempo sono diventate “regole”, e questo a prescindere da chi in quel momento, giustamente o ingiustamente, meritatamente o immeritatamente, trainava il Carro.
Non è certamente la simpatia o l’antipatia per questo o quell’altro che devono determinare i nostri comportamenti e le nostre scelte, ma devono farlo la coerenza con il nostro modo di essere e la correttezza nei confronti degli altri, a prescindere dal fatto che gli altri non siano corretti con noi, anche a costo di sacrifici» si continua a leggere nella precisazione dell’Associazione che poi aggiunge «Occorre riscrivere nuove regole sia per la partecipazione dei cavalli al corteo processionale del “Carro Trionfale”, sia sulle modalità del traino del Carro stesso.
Regole mirate ad impedire che queste manifestazioni, che devono essere espressione di devozione al Santo, si trasformino, invece, in cose molto diverse e che l’asta per l’aggiudicazione del “Carro Trionfale” si tramuti in un’arena dove dirimere rivalità personali o palcoscenico per guadagnare una facile popolarità».

 

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