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POTENZA – «Un fondo di 200-300 milioni l’anno» per infrastrutture e lavoro al posto dei 50 offerti a settembre dal Governo, che in vent’anni fanno tra i 4,5 e i 6 miliardi di euro.

E’ la controproposta che Pittella ha dichiarato di aver presentato ieri pomeriggio a Roma al ministro dello sviluppo economico Federica Guidi per il raddoppio delle estrazioni in Basilicata.

La trattativa riprenderà il prossimo 4 giugno quando il ministro dovrebbe essere di persona a Potenza per presiedere all’istituzione di un tavolo permanente sul petrolio con Governo, Regione, forze datoriali, sociali e politiche del territorio.

La constatazione di fondo portata da Pittella al ministero sarebbe stata che «la Basilicata dà molto al Paese e che ha bisogno di restituire al territorio e alle popolazioni tanto quanto elargisce».

Mentre le questioni al centro del tavolo dovrebbero essere almeno 4: la «rinegoziazione delle intese con le compagnie petrolifere», il decreto attuativo del fondo previsto dal Memorandum tra Stato e Regione del 2011, la card benzina e l’esclusione delle royalties dal patto di stabilità.

Pittella ha ribadito l’intenzione di destinare all’«emergenza» il 3% di royalties che fino all’anno scorso ha finanziato  la card benzina per i lucani. In particolare a interventi di inclusione sociale, politiche attive del lavoro e dissesto idrogeologico. In più ha promesso un utilizzo migliore di quelle destinate alla Regione per lo sviluppo.

«Non siamo la terra dei fuochi – ha ripetuto ancora il governatore – abbiamo elevato al massimo i presidi di tutela e prevenzione. Il prossimo step sarà quello di insediare in Val d’Agri una sezione regionale di medicina ambientale».

«Sono per un utilizzo virtuoso e cauto della risorsa». Ha aggiunto rispondendo anche alle proteste di quanti hanno avviato un presidio in Regione alla vigilia del suo incontro col ministro. «Tutela dell’ambiente e della salute sì, ma senza dimenticare l’opportunità di sviluppo che deriva dal petrolio. Non andiamo oltre gli accordi già siglati, vogliamo in base a quegli accordi recuperare il massimo per la Basilicata».

Tornando al faccia a faccia con Federica Guido, che sarebbe durato un po’ più di un’ora, Pittella spiega di averle ribadito che «la Basilicata è in forte credito con il Governo nazionale, soprattutto sulla partita che riguarda il Memorandum»

«Il Memorandum partiva dalla necessità di favorire l’aumento delle estrazioni petrolifere in Basilicata – ricorda il suo portavoce  Nino Grasso – attraverso lo sfruttamento delle concessioni già in capo alle compagnie che operano nella nostra regione, sia attraverso l’entrata in produzione  dei nuovi pozzi Total di Tempa Rossa per una produzione a regime di 50 mila barili/giorno, sia soprattutto consentendo all’Eni di passare dagli attuali 80-85 mila barili-giorno a circa 130 mila barili giorno, in forza di un ulteriore aumento di 25 mila barili, rispetto alle quantità (104 mila barili) già autorizzate con gli accordi del 1998».

«Secondo uno studio validato dallo stesso Ministero dell’economia -prosegue Grasso – i 100 mila barili di petrolio estratti in più ogni giorno rispetto agli 80-85 mila attuali, in forza delle autorizzazioni concesse a Eni, Total e Shell, produrranno maggiori entrate nelle casse dello Stato per non meno di 30 miliardi di euro per i prossimi vent’anni».

«Il senso del Memorandum e del successivo articolo 16 del decreto Liberalizzazioni del 24/1/2012 – prosegue la nota – era che di questi 30 miliardi, il 15-20 per cento (quindi tra i 4,5 e i 6 miliardi di euro complessivi) sarebbe dovuta andare alla Regione, allo scopo di finanziare attraverso un fondo di 200-300 milioni l’anno una serie di interventi in materia di Ambiente, Infrastrutture, Occupazione e Formazione».

l.amato@luedi.it

 

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