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POTENZA – «Il lavoro che come governo regionale e parti sociali stiamo portando avanti in sede ministeriale punta ad evitare che la Basilicata diventi una sorta di regione-gruviera, in cambio di poche decine di milioni di euro all’anno. Per di più solo in presenza di nuove coltivazioni petrolifere attuate da società ex novo».

Ha risposto così ieri sera il presidente della giunta regionale Marcello Pittella ai tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Alessandro: Genovesi, Nino Falotico e Carmine Vaccaro.

I rappresentanti delle organizzazioni sindacali avevano chiesto «maggior impegno da parte di tutti» al tavolo, ottenuto proprio dalle parti sociali, al Ministero dello sviluppo economico, per provare a modificare il «decreto beffa» dei primi di settembre sul fondo previsto dal Memorandum tra Stato e Regione per le infrastrutture e il lavoro nell’area delle nuove estrazioni.

«A quel tavolo come forze sociali – spiegano i sindacati -siamo impegnati nel chiedere al Governo il superamento del tetto massimo dei 50 milioni per passare ad una percentuale secca (almeno il 30%) sulle maggiori entrate erariali, di ricomprendere nella base di calcolo anche i progetti già approvati e non ancora esecutivi (gli oltre 90 mila barili previsti), di modificare l’attuale legge sulla carta carburante le cui risorse (il 3% delle royalties), chiediamo tutti insieme al Governo centrale, che siano destinate a interventi contro la povertà e per l’inclusione sociale». Poi c’è la richiesta al Governo di togliere del tutto le royalties dal patto di stabilità.

Da vincere c’è però la resistenza del Ministero dell’Economia e Finanze, motivo per cui i sindacati plaudono all’allargamento ai comuni dell’alta Val d’Adri della discussione sull’impatto del Centro Oli e all’accelerazione sul disciplinare per il gas gratis, ma chiedono alla giunta regionale uno sforzo ulteriore, a Roma come a Potenza, dove occorre ricomporre il “tavolo della trasparenza” con Eni per discutere della disparità tra le condizioni di lavoro dei dipendenti della compagnia e di quelli dell’indotto.

«Del resto quando lavorammo per il Contratto di Settore, dentro Obiettivo Basilicata 2012, fummo proprio noi, come organizzazioni sindacali, a chiedere al Presidente e all’Assessore dell’epoca un maggior coinvolgimento dei comuni e delle province nella stesura e poi nella sottoscrizione degli impegni». Proseguono i sindacati, che poi chiedono «risultati concreti in breve tempo, per poter finanziare – insieme alle risorse comunitarie del vecchio e nuovo ciclo – quegli interventi per il lavoro e lo sviluppo che sono le vere emergenze della Basilicata e del Mezzogiorno». Interventi per cui «la coesione delle forze politiche, sociali ed istituzionali è fondamentale, soprattutto nei rapporti con il Governo Nazionale. Ovviamente senza confondere ruoli e funzioni e ribadendo la centralità del Tavolo di Concertazione con le forze sociali e produttive, come più volte riconosciuto dal presidente Pittella»

A stretto giro è arrivata la risposta della Regione con l’assicurazione che nei prossimi giorni il tavolo della trasparenza previsto dal contratto di settore sottoscritto ad ottobre del 2012 tra Regione, Eni, sindacati e parti datoriali verrà riconvocato.

«Sarà quella la sede – spiega un comunicato diffusa ieri sera da via Verrastro – per affrontare soprattutto le questioni legate alla tutela dell’ambiente in rapporto alle attività estrattive già in essere, così come tra l’altro sollecitato dai sindaci della Val D’Agri nel corso dell’ultimo incontro avuto con il presidente della Regione, Marcello Pittella, e l’assessore all’Ambiente, Aldo Berlinguer».

Per quanto riguarda, invece, i temi legati all’attuazione del “memorandum” e più complessivamente dell’articolo 16 del decreto legge sulle liberalizzazioni, il presidente Pittella ha reso noto «che la Regione farà per intero la propria parte, all’interno della “cabina di regia” a suo tempo costituita con i sindacati e le parti datoriali, per indurre il governo a rivedere il decreto interministeriale che, di fatto, ha “tradito” lo spirito del “memorandum” sul petrolio».

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