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METAPONTO – Si dicono  pronti ad andare avanti ad oltranza, i manifestanti del comitato  dei “Forconi di Metaponto”, che da lunedì presidiano la Statale Basentana all’altezza dell’incrocio con la Jonica.

«Per il momento siamo autorizzati a rimanere qui fino a venerdì, ma sicuramente chiederemo una proroga perché siamo intenzionati a lasciare questo posto solo quando otterremo delle risposte alla nostre richieste», spiega il portavoce del movimento Corrado Zito. La loro, però, ci tengono a sottolinearlo, è una protesta pacifica: rallentano per pochi minuti, ed a carreggiate alterne, il traffico di veicoli e mezzi pesanti al chilometro 100 della Statale 407 e distribuiscono  volantini per spiegare le ragioni della loro protesta. Automobilisti e autisti di tir si fermano, per nulla spazientiti, in fondo di questi tempi le ragioni del comitato sono un po’ le ragioni di tutti. «Le tasse sono troppo alte, le politiche di crescita e sviluppo inadeguate, il futuro è incerto e chi ci rappresenta non riesce a tener conto delle nostre reali esigenze. Per questo noi protestiamo», riassume Zito. Motivazioni che, da lunedì, sulla strada per Metaponto aggregano  trasversalmente agricoltori, imprenditori, artigiani, commercianti, precari e studenti. Tra i manifestanti un unico e amaro rammarico: essere in pochi a protestare, troppo pochi se paragonati al movimento dei Forconi nel resto d’Italia, in una terra dove le ragioni per farlo di certo non mancano.

«Tra il prezzo del gasolio che non si abbassa e le tasse che continuano ad aumentare, noi autotrasportatori non ce la facciamo più ad andare avanti», spiega Antonio Tubito di Bernalda,  titolare di un’impresa di trasporti da lunedì  in strada a manifestare accanto ai suoi lavoratori. «Io ho degli operai ma se si continua di questo passo non potrò più pagarli -spiega Tubito, che ha posizionato il suo camion di traverso per rallentare il traffico sulla statale- il nostro settore deve darsi una smossa, qui finirà che ci venderemo tutto e andremo tutti a rubare. Sono anni che diciamo sempre le stesse cose, ma non si conclude mai niente».

Nel gazebo montato sulla strada per dar riparo ai manifestanti che presidiano le strade anche nelle ore notturne, le casse di mandarini appena raccolti nei campi, «di una qualità non paragonabile a nessun’altra -spiegano i dimostranti- eppure a causa delle politiche dell’ Unione europea, i nostri buoni frutti marciscono nelle campagne. E’ indispensabile che a livello europeo ci sia una rappresentanza di maggior rilievo che spinga al rispetto degli accordi presi in passato in tema di politiche agricole». Ad aggravare una situazione già difficile per un settore in evidente affanno ci si è messa anche la natura: «Abbiamo avuto una doppia beffa, siamo stati puniti dalle avversità atmosferiche e ora pure dall’uomo -lamenta Walter Iannucci, imprenditore del metapontino-  il mondo agricolo è fermo, tutto è fermo in questa regione. Abbiamo subito una doppia alluvione e nessuno ha mosso un dito, basti pensare al fatto che la Basilicata non ha ottenuto ancora lo stato di calamità a differenza della Puglia e della Sardegna. Il problema, devono capire i nostri amministratori, ora più che mai è diventato serissimo. Questa non è una manifestazione violenta, serve solo a  far capire ai rappresentati della classe politica che per questo posto e questa gente non è stato mosso un dito». Di politici, fino a ieri mattina, non se ne sono visti, eccetto che per il sindaco di Montalbano, Enzo Devincenzis.

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