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RAGGIUNGERE la Basilicata dall’Italia è spesso un’impresa difficile e faticosa. Deve averlo imparato anche il nostro Premier, Matteo Renzi, che nella sua ultima visita al Sud d’Italia, non è riuscito a fermarsi nella nostra regione. Ma è un’impresa altrettanto difficile e faticosa raggiungere l’Italia dalla Basilicata; senza dubbio da qui è più facile raggiungere la terra e il cielo: sondare il sottosuolo o il cielo stellato è un attimo. E forse anche questo il nostro Premier  lo avrà, non dico, imparato ma per lo meno percepito nel suo veloce passaggio, senza scalo intermedio, a Sud-Est.

Come diceva S. Weil “è felice chi comprende senza smettere di percepire” e di sicuro il nostro premier, più  dei miei contemporanei conterranei lucani, conosce e si conforma perfettamente a questa massima della grande intellettuale francese. Lui conosce e comprende benissimo la ricchezza e la potenzialità di una terra come la Basilicata e conosce, comprendendo benissimo, il suo isolamento : la candidata in pectore a Capitale Europea della Cultura 2019 non ha una stazione ferroviaria: la folla di visitatori pioverà dal cielo o verrà estratta dai sassi. Per l’Expo 2015 stiamo “raddoppiando” Milano ma per Matera Capitale manca il ferro per tirare due rette parallele!

Il premier, i nostri politici, diciamo:  il Potere: queste cose le sa bene perchè conosce perfettamente l’uso e l’abuso, lo sfruttamento quindi, perpetrato ai danni di questa terra e di questo cielo. E pertanto percepisce in modo prepotente che è meglio non parlare di certe cose, meglio non indugiare, anche con una semplice tappa in terra lucana, sull’isolamento (voluto) della nostra regione e sullo sfruttamento delle sue ricchezze a vantaggio di tutti tranne che dei Lucani.

I miei conterranei (contemporanei) hanno dimenticato probabilmente quello che veniva compreso e percepito dai nostri illustri poeti, tutti, senza eccezione e che cioè la Lucania è come un’Africa d’Italia governata dal tiranno di turno che è stato appositamente insediato da “potenze straniere” per garantire lo sfruttamento di giacimenti e risorse: acqua, suolo, uomini e donne.

Albino Pierro scriveva poesie “…per dare voce alla pietra che racconta lo spirito della Lucania, il vissuto e il carattere della sua gente che è di pietra : duro nell’orgoglio e nella convinzione di voler riscattare una terra ricca di risorse e allo stesso tempo povera perché non sono i lucani a godere della ricchezza di questa terra isolata e dimenticata…il lucano sta tra l’argilla e la pietra!” Già il lucano, allora come oggi è rimasto tra l’argilla e la pietra, come il petrolio in attesa che qualcuno …lo estragga. 

Quando Pasolini ha scritto Petrolio, probabilmente non sapeva dell’enorme giacimento della Val d’Agri ma da profeta quale è stato anticipò tutta quella bruttezza che dal connubbio petrolio/potere sarebbe  – è-derivata. Già la bruttezza , quella evocata dal regista Giovanni Veronesi a proposito di Potenza e che ha suscitato la levata di scudi scomposta e maleducata di alcuni giornalisti ed intellettuali lucani (…irasci celerem, tamen ut placabilis essem…). Ma non è forse vero che i giovani potentini, oggi più di ieri, sono costretti a vivere in un girone come quello che Pasolini descrive nel suo romanzo? In una città cioè che tenta di mascherare i propri difetti cercando di adeguare il proprio “corpo” al canone estetico imposto dal Potere? Cemento! Non la pietra, non l’argilla di Pierro. No. Solo cemento.

Sono convinto che il nostro premier tutte queste cose le comprende e le percepisce molto bene in un gioco di rimandi ormai secolare:  l’isolamento si mischia allo sfruttamento; l’argilla e la pietra al petrolio; la durezza alla rassegnazione.” La Lucania non si puo né vedere né toccare” scriveva ancora Pierro “…la Lucania si può solo ricordare” magari in una slide su Power Point quando si parla di Energia (quanti lucani sanno quanti litri di petrolio contiene un barile e cosa si riesce a fare da quel barile? E quanti lucani sono in grado di constatare quanto poco ritorno “umanitario” c’è per l’africa d’italia?).

No, il nostro Premier non aveva bisogno di fermarsi in Basilicata. Probabilmente anche lui come tanti turisti è già stato qui solo per ricordare quanto è brutta Potenza, quanto sono belli i sassi di Matera e come è ricca questa terra di acqua e di cielo. Probabilmente anche lui sarà salito sul monte S. Biagio di Maratea e avrà notato che la statua del Cristo Redentore volta le spalle al mare. Si è vero la statua, come noi Lucani, indirizza il suo sguardo verso “l’interno”, verso i monti i boschi e i corsi d’acqua. Verso l’argilla e la pietra. Verso la Grande Bellezza. E’ lì che Dio trattiene il fiato. E i Lucani con Lui.

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