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POTENZA – Un Piano per l’estate di chiusure parziali o totali. Poste italiane fa alla Basilicata un altro regalo e la Cgil immediatamente dà l’allarme.
«Non conosciamo le ragioni che hanno portato l’Azienda Poste Italiane a programmare la chiusura di diversi uffici postali sul territorio della Basilicata – scrivono Angelo Summa, segretario generale Cgil Basilicata e Anna Russelli, componente della segreteria regionale Cgil Basilicata – la questione è stata subito sottoposta all’attenzione dell’azienda dalle organizzazioni sindacali, ma questa non si degna quasi mai di rispondere e quando lo fa è spesso troppo tardi».
I 32 uffici coinvolti nel periodo dal 17 giugno 2015 al 12 settembre 2015 sottrarranno alla popolazione dei comuni coinvolti la bellezza di circa 159 giorni di operatività per chiusura totale dell’ufficio e 239 giorni di operatività per la chiusura pomeridiana, per un totale complessivo di 2.360 ore di riduzione complessiva del servizio.
«Stupefacente – continuano Summa e Russelli – ci sembrano poi alcune situazioni come per la Città di Matera – Capitale Europea della Cultura per il 2019 – dove dovrebbe essere facile prevedere un aumento del flusso turistico estivo».
L’azienda qui si supera: Ufficio Postale di Matera Città 15 turni pomeridiani, Ufficio Postale di Matera 1 12 turni, Ufficio Postale di Matera 4 11 turni e Ufficio Postale Matera 2 chiusura totale 12 giorni. Ma sono coinvolti anche uffici di importanti centri urbani come Avigliano, Senise Rionero, ma certamente anche di quelli di minore entità che puntualmente in estate vedono il rientro di grande fette di residenti fuori sede.
E poi c’è la questione lavoratori. «Come smaltiranno le loro ferie? A giorni alterni? Forse i sindaci, i cittadini, i pensionati i lavoratori delle poste vorrebbero sapere?».
Sul tema interviene anche la Lega Consumatori, che si prepara a fronteggiare la situazione di disagi che si profila in estate. Luisa Rubino, responsabile dello sportello del capoluogo della Lega Consumatori, sottolinea come «Siamo di fronte alle prime conseguenze del piano di Poste Italiane che si appresta a chiudere in tutt’Italia 455 sportelli, e “razionalizzarne” altri 609. E’ stato l’amministratore delegato, Francesco Caio, in audizione alla commissione Lavori pubblici del Senato, di recente, a presentare il programma di riordino delle sedi previsto dal nuovo piano industriale. Un programma – evidenzia Rubino – che va verificato nella nostra realtà territoriale secondo l’impegno assunto da Poste Italiane che il 92,49% della popolazione dovrebbe avere uno sportello entro 3 chilometri; il 97,79% entro 5 chilometri; il 98,65% entro 6 chilometri. Non ci convince la tesi della società per la quale il 90% dei Comuni coinvolti nel piano di chiusura ha già oggi il “postino telematico”, che permette di svolgere a domicilio alcune funzioni dello sportello, e solo l’8% dei pagamenti delle pensioni viene effettuato, in quelle zone, negli uffici postali. L’affermazione da noi ha bisogno di verifiche sul campo».
La responsabile dello sportello del capoluogo della Lega Consumatori inoltre evidenzia che secondo i dati ufficiali il fatturato di Poste Italiane è in crescita verso i 30 miliardi di euro con un’ inversione di tendenza per i margini che, dopo la flessione iniziata nel 2010, tornano a crescere nell’arco di Piano. Pertanto ogni operazione che punta a ridurre i costi a carico della società non trova alcuna giustificazione. «Ci aspettiamo adesso – conclude Rubino – che i Comuni e la Regione, oltre ai sindacati in difesa dei lavoratori postali, si oppongano come noi al nuovo disegno di smantellamento di servizi essenziali ai cittadini».

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