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di SARA LORUSSO
POTENZA – La sospensione è in via cautelare perché, dicono i giudici del tribunale amministrativo regionale, le questioni su cui decidere meritano un giudizio approfondito. E poi – rispetto alla vendita dei suoli, su cui sorgono alcune cooperative di Macchia Giocoli – l’esecuzione dei provvedimenti impugnati produrrebbe «un pregiudizio grave e irreversibile per molti ricorrenti, senza neppure che in questa sede» possa essere fatta distinzione sulle diverse capacità economiche di ciascuno. Per adesso – e fino all’udienza in cui si discuterà sul merito della decisione, fissata per il prossimo 23 febbraio – viene così sospesa l’efficacia della delibera di consiglio comunale del maggio scorso, con cui Palazzo di città stabilisce la vendita dei suoli ai titolari degli appartamenti che vi sorgono sopra. «Siamo contenti del risultato ottenuto perché – spiega Valerio Ferraiolo, il legale che ha portato in udienza le ragioni di più di cento cittadini – il Tar, sospendendo la delibera 121 e gli atti presupposti, ha condiviso almeno parte delle censure che noi abbiamo mosso nei confronti dell’attività del Comune». Certo, «resta ferma, come sottolineato dal presidente del collegio, l’incredibile complessità della situazione, ma speriamo di poterla finalmente risolvere, sia nell’interesse del Comune che dei privati, che in questi anni hanno vissuto con il dubbio terribile di poter perdere la casa da un momento all’altro». Ed è vero, è una storia complessa. Nata a metà anni ’80, nel corso dell’emergenza abitativa post-terremoto, con la progettazione di alcune cooperative di alloggi in località Macchia Giocoli. L’esproprio non fu mai perfezionato e i proprietari dei suoli chiesero (ottenendolo dopo un lungo contezioso) un risarcimento danni di circa 5 milioni e mezzo di euro. Il Comune, condannato in appello a pagare come unico responsabile, qualche anno dopo, nel 2007, ha avviato le procedure di acquisizione al proprio patrimonio dei terreni che aveva risarcito. Da lì, l’avvio delle procedure per vendere quei terreni ai titolari degli alloggi nel frattempo realizzati sopra dalle cooperative. Ma i cittadini che hanno fatto ricorso sostengono che la convenzione stipulata nel 1985 tra cooperative e Comune per la concessione dei terreni espropriati, ha assegnato loro il diritto di superficie dei terreni per almeno 99 anni. Nè quella convenzione è mai stata «travolta» dai giudizi negativi che, invece, hanno riconosciuto come illegittimo l’esproprio dei suoli. Inoltre i cittadini sostengono di non essere mai stati messi in condizione di partecipare, con la dovuta informazione, ai procedimenti amministrativi che li hanno visti parte interessata. Sul fronte opposto, il Comune ha spiegato di essere divenuto proprietario di quei terreni pagando il risarcimento ai vecchi titolari. E la convenzione ha perso efficacia, hanno spiegato i legali del Municipio, per effetto di una precedente decisione dei giudici amministrativi, che ha annullato alcuni atti legati all’originario procedimento di esproprio e assegnazione dei suoli.

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