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Al momento, di fondi per la città di Potenza non v’è traccia. La finanziaria proposta dalla giunta Pittella e presentata alle commissioni consiliari della Regione non prevede contributi per il capoluogo in dissesto.
Sono sette i milioni di euro che potrebbero aiutare le casse comunali, congelate dal dissesto finanziario e bloccate da una storia debitoria che, solo per il 2014, ha consegnato una chiusura di bilancio in disavanzo di 24 milioni di euro. Il sindaco di Potenza Dario De Luca, da qualche tempo impegnato in una complessa trattativa politica per costruire un governo di larghe intese, ha chiesto aiuto economico in via ufficiale: con una lettera protocollata alcuni giorni ha chiesto un sostegno di 7 milioni di euro, per dare respiro alla città.
Ma il momento è difficile anche per l’ente regionale: corta la coperta e troppe le necessità da soddisfare. Anche la Provincia di Potenza, per esempio, non si vedrà riconoscere alcun intervento di salvataggio.

La richiesta di De Luca arriva dopo un lungo dibattito più o meno pubblico sul ruolo del capoluogo e sulla spesa che il Comune deve affrontare: da un lato la richiesta di rigore e trasparenza, dall’altro il riconoscimento delle funzioni regionali svolte dalla città, che quotidianamente ospita 40 mila cittadini in più rispetto alla popolazione residente. I fondi chiesti dal Comune dovrebbero contribuire alla chiusura di un bilancio comunale riequilibrato. Con il dissesto, infatti, la massa debitoria precedente sarà gestita da una commissione liquidatrice nominata dal Viminale. All’amministrazione spetterà la redazione di un bilancio di previsione in equilibrio per il 2015, con il compito della gestione ordinaria.

Il governatore Marcello Pittella, durante i difficili giorni di preparazione della procedura di dissesto di Potenza, si era impegnato ad attivare la strada per una legge speciale dedicata al capoluogo. Magari sarà quella la via attraverso cui si discuterà di un fondo per le funzioni di Potenza. Per adesso, in finanziaria, non ve n’è traccia. Salvo l’intervento di qualche consigliere: alla proposta di contributo si potrebbe arrivare attraverso un emendamento. Nel frattempo, le sorti di Potenza restano tema del dibattito politico locale.

«Solo ora – hanno scritto ieri in una nota il segretario regionale e quello cittadino di Centro Democratico, Luigi Scaglione e Emilio Candia – percepiamo le conseguenza della nefasta e improvvida dichiarazione di dissesto finanziario, assecondato anche da qualche ingenuo consigliere della maggioranza». Il dissesto è stato approvato a larga maggioranza, da uno schieramento trasversale che va da Fratelli d’Italia al Pd. Lo stesso arco consiliare che in questi giorni prova a costruire un governo di salute pubblica.
Aumentano le tasse su mense, asili, pubblicità e impianti sportivi, «mentre, il sindaco mitiga le richieste economiche alla Regione, passando da un preventivo di 25 milioni di euro ad una più “modesta” richiesta di 7 milioni», hanno aggiunto Scaglione e Candia.

Una cifra che «conferma la superficialità di talune analisi macroeconomiche». Il contesto cittadino, denunciano i due dirigenti, è di grande caos. Ne è prova il sistema di trasporto pubblico locale che «si prometteva sistemato entro settembre, puntando su risorse umane che si diceva, con molta superficialità e senza rispetto per il lavoro, fossero rimaste in ufficio». Da qui l’appello – l’ennesismo – ai colleghi del centrosinistra: «Una svolta s’impone e i consiglieri del centro sinistra, a partire da quelli delle diverse anime concorrenti del Pd (si dicono concordi solo a giorni alterni) ne devono prendere atto».

Eppure in città si parla d’altro, «della collocazione del leone», per esempio. Protagonista di articoli, servizi e chiacchiera cittadina è la statua che tanto ha fatto discutere su spesa e aspetto estetico. «Una scusa per distrarre i cittadini – hanno fatto notare da Centro Democratico – Sembra di essere tornati ai tempi del Minculpop, quando si utilizzavano armi di distrazione delle masse per individuare solo i colpevoli del passato recente e far dimenticare di avere avuto il mandato di governare anche i tempi difficili e non solo quelli del posto al sole».

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