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POTENZA – Il fascino dell’immagine e della parola per invadere il capoluogo: il 10 dicembre “Basilicata che bellezza”, associazione culturale di Luca Lancieri, si presenterà al capoluogo proiettandolo in una dimensione nuova. L’appuntamento è stato lanciato venerdì sera a conclusione della presentazione di “Bellezza e il suo segreto” (Città del Sole, 2015), libro di Lancieri che agli stilemi del non fiction unisce 350 scatti («non piacerebbero solo a Stevie Wonder», scherza l’autore) a formare un atipico tomo che qualcuno non esita a definire «romanzo storico in forma fotografica». La saletta del Grande Albergo è gremita e l’occasione è propizia per avviare una riflessione collettiva sulla città: «l’abbiamo vista peggio di com’è oggi solo la sera del terremoto» (Michele Somma), «depressa, quasi post-bellica» la definisce il consigliere comunale Gianpaolo Carretta, eppure «meno provinciale di Matera» come pensa il parlamentare pd Salvatore Margiotta. Ammesso che il provincialismo sia un difetto: «Io lo distinguerei dalla paesanità» commenta Lancieri. Il dibattito è aperto e va oltre i toni paludati della presentazione per assumere quelli dello scambio di idee tra amici. Ad Oreste Lo Pomo tocca introdurre il volume dal punto di vista stilistico: un elogio della marginalità che trova la Bellezza nel fondo di un bicchiere o nel bordo di un tavolino da bar, quasi un tributo al Sinisgalli che suggeriva di partire dal proprio microcosmo per arrivare al macro dell’esistenza. Il canone della Potenza cosmopolita lontana dal levismo è tutto nella foto del Ponte attrezzato che trasforma il capoluogo in una capitale europea.
Nel libro il protagonista Bellezza – nome da poeta e allure da esteta – si muove in una città delle mille contraddizioni, da una Via Pretoria unico caso al mondo di corso a senso alternato a una piazza Prefettura social network vivente. Ma è la città delle fontane che non zampillano più e delle potenzialità non sfruttate: dal tavolo sottolineano la vena «romantico-decadente» dell’opera. «Ho paura di voler restare in Basilicata», dice a un certo punto il protagonista, ma ribadisce «Io sono lucano», frase da titolo di film. E ancora: «Piango perché Matera ha vinto», e non di gioia… Per Margiotta «noi potentini abbiamo forse messo da parte i campanilismi», mentre il consigliere regionale Mario Polese torna sul tema del dualismo segnalando che il sindaco di Bari, De Caro, focalizza i suoi discorsi per l’80% su Matera e Dario De Luca no: «Mi preoccupano entrambe le cose. Ma Matera 2019 è importante quanto Potenza 2016. Questo libro può essere il manifesto programmatico di una rinascita». Secondo Lancieri «se Bari guarda a Matera è perché Matera guarda a Bari, evidentemente». Il refuso concettuale della rockstar straniera di passaggio da Matera («When I visited Puglia…») e il dibattito che ne è seguito sui social stanno lì a dimostrare che l’anomalia è avvertita non solo a queste latitudini.
Per Somma, numero uno di Confindustria e Camera di Commercio, senza Matera 2019 la Basilicata non avrebbe avuto l’opportunità di raccontarsi. Paride Leporace, direttore di Lucana Film Commission, avverte che «la macchina di Matera si è rallentata e serve molta vigilanza per riavviarla in questa fase di stanca. Potenza non è avulsa da un distretto più generale, e non è il deserto culturale che abbiamo nelle nostre teste. La vitalità delle sale cinematografiche ne è una dimostrazione».
Il 10 sarà proiettato anche un film girato proprio a Potenza grazie al bando della Lfc. La Grande Bellezza può arrivare anche dal basso. «Una voce si è partita dai regni di bellezza: chiede alla sollecitudine amorosa dei cittadini che la bellezza non sia peritura». Lo scriveva Carlo Emilio Gadda 80 anni fa raccontando sul Corriere della Sera la rinascita di Milano.

e.furia@luedi.it

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