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POTENZA – Protestano contro un «esodo vergognoso» che sta «depauperando il Mezzogiorno», colpa di una legge, la 107 del 2015, definita «incostituzionale» e di un “algoritmo» che ha «sparpagliato gli insegnanti del Sud dal Tevere al Tagliamento, senza tener conto delle situazioni personali e familiari, e dei tanti anni passati nella scuola»: Potenza è una delle città italiane in cui, stamani, è andata in scena la protesta dei docenti e del comitato «8.000 esiliati fase b» delle Gae (le graduatorie a esaurimento).

Un centinaio di insegnanti si sono radunati davanti alla sede dell’Ufficio scolastico regionale, a Potenza, per chiedere aiuto alle istituzioni: sono circa 680 i docenti inseriti nelle Gae che, da settembre, inizieranno l’anno scolastico «a migliaia di chilometri da casa – hanno spiegato – per colpa di una legge e di un algoritmo che stanno devastando le famiglie: non chiediamo una tutela speciale, ma almeno la possibilità di cercare una soluzione, anche in Basilicata, come è stato fatto in Puglia, con la Regione che ha messo a disposizione posti per il sostegno».

«Vergogna, vergogna, non voglio andare via con i posti a casa mia», hanno urlato i manifestanti davanti alla sede dell’Usr, e la rappresentante del comitato, Filomena Pinca, ha anche annunciato «il sostegno di un costituzionalista che dimostrerà l’incostituzionalità della legge 107» e un possibile incontro nella sede del Miur con i presidenti delle Regioni del Sud, “sperando – ha aggiunto – che si possa trovare un modo per salvaguardare il diritto al lavoro e l’insegnamento, evitando quindi l’esodo e lo spopolamento ulteriore del Mezzogiorno».

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