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ROSARNO – La gente ha fatto capolino in via Agrigento, nei pressi del Municipio e a due passi dai Poliambulatori dell’Asp ma solo per curiosità. La presenza massiccia dei Carabinieri in quel quartiere popolare fatto di piccole casette ha destato curiosità. Le notizie rimbalzate da Roma hanno completato il quadro che ha fatto ripiombare ancora al centro dell’attenzione mediatica nazionale Rosarno. Luigi Preiti, 49 anni, l’uomo che ieri mattina ha ferito gravemente due carabinieri davanti a Palazzo Chigi a Roma viveva ormai da tempo, almeno da due anni, in quella piccola casetta con i due anziani genitori. 

Era andato via dalla Calabria giovanissimo insieme al fratello Arcangelo, stabilendosi vicino ad Alessandria. Una scelta quasi imposta per chi qui non trova lavoro. Proprio come aveva fatto il padre Michelangelo emigrato per quasi trent’anni in Germania. Lui, il fratello e le due sorelle Marina a Giroloma sono cresciuti con la madre, bracciante agricola. Pian piano grazie ai soldi mandati dal padre erano riusciti a costruire una piccola casetta di due stanze al piano terra e altre due al primo piano. E li ci era ritornato dopo quasi 25 anni al Nord. La sua piccola azienda edile non aveva più commesse, i debiti crescevano, poi il divorzio dalla moglie e l’abbandono della seconda compagna che gli aveva dato un figlio che adesso ha 11 anni. Si era messo a cercare lavoro e lo trovava spesso anche se in maniera saltuaria, quasi sempre a nero. Secondo i vicini ed i parenti non aveva mai dato fastidio a nessuno. Mai una parola di troppo. «Un bravo ragazzo e basta» dicono due suoi parenti che stazionano davanti all’abitazione dei genitori mentre i Carabinieri effettuano una perquisizione. 
Poi sabato mattina con i pochi soldi che aveva è salito sulla sua Peugeot 307 e si è diretto a Gioia Tauro. Ha lasciato la sua auto in via Torino dove è stata poi rinvenuta ed è salito su un treno diretto a Roma alloggiando in una pensioncina vicino alla stazione Termini. I carabinieri hanno poi perquisito minuziosamente il veicolo in sosta: all’interno, però, non hanno trovato nulla di rilevante ai fini investigativi. Quello che aveva in testa e che poi ha fatto lo aveva sicuramente programmato ma senza confidarlo a nessuno. «Un obiettivo eclatante», quello di «sparare ai politici» durante il giuramento del governo Letta. Impugnava una pistola calibro 7,65 che si era procurato chissà come. Ai Carabinieri ha detto che se l’era portata da Alessandria, ma su questo sono in corso accertamenti anche in Calabria e a Rosarno dove il mercato delle armi è sempre florido. Per ore ieri i carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno lavorato all’interno dell’abitazione di Rosarno, sequestrando alcune buste contenenti documenti ed altro materiale che adesso verrà passato sotto la lente di ingrandimento per capire se tra quelle carte possa esserci qualche elemento utile per comprendere quanto è poi avvenuto. Non solo: tutti i suoi parenti più stretti, compresi gli anziani genitori, le due sorelle che vivono a Rosarno sono stati interrogati a lungo presso la tenenza di Rosarno. Un interrogatorio durato ore che si è completato solo a tarda sera. 
Moltissime le domande che gli inquirenti hanno fatto singolarmente ad ognuno dei suoi parenti e comunque tutte rivolte ad inquadrare la personalità di Luigi Preiti, i suoi rapporti, le sue frequentazioni. Capire il soggetto diventa un elemento essenziale per gli inquirenti che cercano di scoprire per quale ragione quest’uomo apparentemente taciturno ma anche tranquillo sia uscito fuori di testa arrivando a compiere un gesto inaccettabile. Si è scoperto comunque che non aveva precedenti penali tranne una denuncia per falso rimediata in Piemonte molti anni fa e soprattutto si è verificato come non avesse, nella sua città, cosiddetti rapporti equivoci con ambienti legali alla ‘ndrangheta che qui vanta primati di eccellenza criminale. Preiti non avrebbe avuto neanche contatti con ambienti politici che potessero averlo stimolato a sparare il giorno dell’insediamento del nuovo Governo. Nulla di nulla a suo carico, tranne le sue difficoltà economiche, i problemi legati alla vicende sentimentali con la separazione dalla prima moglie ma anche dalla compagna. Un uomo con problemi prigioniero della sua solitudine. Un disperato come tanti altri in cerca di riscatto, proprio come quelli che oggi proprio a Rosarno manifesteranno per chiedere un lavoro e una prospettiva diversa per le loro famiglie, aggredite da un crisi senza precedenti.
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