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LUIGI Preiti, il disoccupato calabrese di 46 anni che la mattina del 28 aprile, quando si insediò il governo Letta, sparò alcuni colpi di pistola contro i carabinieri in servizio davanti a Palazzo Chigi, tenta la carta del rito alternativo. Invece di comparire direttamente davanti al tribunale il 20 novembre prossimo per il giudizio immediato, ha preferito optare per l’abbreviato (che prevede lo sconto di pena pari a un terzo in caso di condanna) condizionato all’effettuazione di una perizia psichiatrica. L’8 ottobre toccherà al gup Filippo Steidl pronunciarsi su questa istanza difensiva. 

Preiti, detenuto nel carcere di Rebibbia dal giorno dell’arresto, è accusato dal procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e dal pm Antonella Nespola di quadruplice tentato omicidio, oltre a detenzione, porto e ricettazione della Beretta 7.65. Il giorno del giuramento dell’esecutivo guidato da Enrico Letta, l’uomo fece fuoco ferendo gravemente al collo il brigadiere Giuseppe Giangrande e, in modo più lieve a una gamba, l’appuntato Francesco Negri. Un altro militare si vide perforare il giubbetto antiproiettile mentre un quarto si salvò gettandosi a terra. La procura ha ritenuto che l’uomo, partito in treno da Rosarno per compiere l’attentato, fosse lucido al momento degli spari (LEGGI L’ARTICOLO DALL’ARCHIVIO)

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