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Roma, 18 set. – Luigi Preiti non era in grado di intendere e di volere quando, la mattina del 28 aprile scorso, giorno dell’insediamento del governo Letta, fece fuoco contro alcuni carabinieri in servizio davanti a Palazzo Chigi. In quel periodo il disoccupato calabrese di 46 anni, accusato dalla procura di quadruplice tentato omicidio oltre che di detenzione, porto e ricettazione della Beretta 7.65, faceva un uso smodato di cocaina per cercare di superare la depressione. (AGI)
(AGI) – Roma, 18 set. – A queste conclusioni è giunta la consulenza firmata dal professor Maurizio Marasco, sollecitata dai difensori di Preiti che l’8 ottobre chiederanno al gup Filippo Steidl il giudizio abbreviato condizionato all’effettuazione di una perizia psichiatrica. Secondo lo specialista in neurologia e psichiatria, “sulla condotta-reato posta in essere da Preiti ha influito lo stato psicopatologico in cui all’epoca l’uomo versava, ovvero la ‘depressione maggiorè e l’abuso della cocaina, assunta non in relazione ad una condizione tossicomanica, bensì come mezzo terapeutico per combattere” il male oscuro. Per Marasco “la depressione e la cocaina hanno fatto germogliare in Preiti la folle idea di compiere un gesto estremo, eclatante, auto ed etero-aggressivo, anche finalizzato ad attirare l’attenzione sui propri problemi”. Per il consulente, Preiti, detenuto a Rebibbia dal giorno dell’arresto, è un “soggetto, chiuso, riservato, introverso, con tratti isterici”. (AGI)
(AGI) – Roma, 18 set. – E a farne le spese sono stati soprattutto il brigadiere Giuseppe Giangrande, ferito gravemente al collo, e l’appuntato Francesco Negri, colpito a una gamba. Meglio andò a un terzo militare, che si vide solo perforare il giubbetto antiproiettile, e a un quarto collega che riuscì a salvarsi gettandosi a terra.

COCAINOMANE  e depresso, il calabrese Luigi Preiti non era in grado di intendere e di volere quando, la mattina del 28 aprile scorso, giorno dell’insediamento del governo Letta, fece fuoco contro alcuni carabinieri in servizio davanti a Palazzo Chigi. In quel periodo il disoccupato di Rosarno di 46 anni, accusato dalla procura di quadruplice tentato omicidio oltre che di detenzione, porto e ricettazione della Beretta 7.65, faceva un uso smodato di droga per cercare di superare la depressione. A queste conclusioni è giunta la consulenza firmata dal professor Maurizio Marasco, sollecitata dai difensori di Preiti che l’8 ottobre chiederanno al gup Filippo Steidl il giudizio abbreviato condizionato all’effettuazione di una perizia psichiatrica. 

Secondo lo specialista in neurologia e psichiatria, «sulla condotta-reato posta in essere da Preiti ha influito lo stato psicopatologico in cui all’epoca l’uomo versava, ovvero la “depressione maggiore” e l’abuso della cocaina, assunta non in relazione ad una condizione tossicomanica, bensì come mezzo terapeutico per combattere il male oscuro». Per Marasco «la depressione e la cocaina hanno fatto germogliare in Preiti la folle idea di compiere un gesto estremo, eclatante, auto ed etero-aggressivo, anche finalizzato ad attirare l’attenzione sui propri problemi». Per il consulente, Preiti, detenuto a Rebibbia dal giorno dell’arresto, è un «soggetto, chiuso, riservato, introverso, con tratti isterici». E a farne le spese sono stati soprattutto il brigadiere Giuseppe Giangrande, ferito gravemente al collo, e l’appuntato Francesco Negri, colpito a una gamba. Meglio andò a un terzo militare, che si vide solo perforare il giubbetto antiproiettile, e a un quarto collega che riuscì a salvarsi gettandosi a terra.

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