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POTENZA – Arriveranno in aula il prossimo 19 aprile le accuse ai vecchi vertici dell’Aato Basilicata e Asi Potenza sui premi “pazzi” elargiti ai dirigenti dei due enti.

Di fronte ai giudici della Corte dei conti dovranno comparire l’ex commissario dell’Autorità d’ambito territoriale ottimale Angelo Antonio Nardozza, l’ex direttore generale Mario Fanelli; gli ex commissari del Consorzio industriale di Potenza Alfonso Ernesto Navazio, e Donato Salvatore, l’ex direttore generale Mario Cerverizzo, e il dirigente dell’ufficio amministrativo Alfredo Rocco.
Al centro dei due processi, formalmente distinti ma con un oggetto comune, ci sono le indennità di risultato elargite tra il 2010 e il 2011 all’Asi, e tra il 2010 al 2014 all’Autorità in liquidazione, ma ancora operativa in attesa dell’istituzione della Conferenza interistituzionale idrica.

Secondo il procuratore regionale della Corte dei conti si tratta di premi pagati “a prescindere”, senza una programmazione preventiva degli obiettivi da raggiungere e una valutazione compiuta di quanto realmente realizzato.
Il conto ammonta a 43mila euro per l’Aato, spalmati su 5 anni e destinati a un solo beneficiario, che è l’attuale direttore tecnico. Per il Consorzio industriale, invece, si parla di 99mila euro, in 2 anni e divisi per 3, che vuol dire premi quasi doppi rispetto a quelli riconosciuti dall’Autorità.

«Da commissario di un ente in liquidazione, e in seguito di una Conferenza ancora in via di istituzione che ne ha raccolto l’eredità, ho soltanto riconosciuto al direttore tecnico quanto aveva già avuto in precedenza per il lavoro svolto, quando c’era ancora un direttore generale ad occuparsi di queste indennità».

Così al telefono col Quotidiano Angelo Nardozza. «Parliamo di firme importanti – aggiunge – e responsabilità accresciute, proprio a partire dal 2011 con la messa in liquidazione e l’uscita del direttore generale Fanelli, poi rientrato in Acquedotto lucano».

«Mi ero anche informato se fosse possibile sottoporre la valutazione dei risultati raggiunti al nucleo istituito in Regione – prosegue Nardozza – ma mi è stato risposto che i dipendenti dell’ex Aato non sono assimilabili ai regionali, quindi niente da fare. In altri termini avrei dovuto nominare una commissione apposita spendendo forse più del premio che poi è stato effettivamente erogato, dato che parliamo di 8mila euro lordi all’anno».

Il commissario lamenta anche il fatto che nell’atto di citazione si parli dell’ex Aato come un “doppione” di Acquedotto lucano. «Non è vero, l’Aato era l’ente che per conto dei comuni controlla i gestori sul servizio idrico, ovvero Acquedotto lucano, in particolare in materia di tariffe. Qui si confonde il soggetto con il predicato».

I processi sui “premi pazzi” di Asi Potenza e Aato sono i primi ad arrivare in aula davanti ai giudici della Corte dei conti. Ma a breve ne sono attesi molti altri dato che gli accertamenti condotti dai militari della Guardia di Finanza hanno riguardato 16 tra enti strumentali e società partecipate della Regione Basilicata, per un danno erariale stimato sui 2 milioni di euro, e 31 posizioni segnalate alla procura. Quasi tutti, a loro volta, dirigenti o membri dei nuclei di valutazione preposti all’assegnazione degli stessi premi.

Stando a quanto emerso dal lavoro delle Fiamme gialle, l’assegnazione delle premialità in questione sarebbe avvenuta «di solito nella misura massima consentita, o di poco inferiore» – «nonostante la presenza di gestioni frammentarie ed ordinarie, ingenti disavanzi economici (pari a decine di milioni di euro), commissariamenti di lungo corso, situazioni di incompletezza documentale, nonchè inosservanza di regolamenti comunitari».

I premi in pratica risulterebbero erogati senza tener conto delle norme che prevedono «scale di performances a cui associare livelli di elargizione». In pratica in quasi tutti i casi venivano elargiti al massimo. Come se negli enti considerati fossero tutti primi della classe. Mai un errore o un’annata storta. La migliore classe dirigente possibile. All’insaputa dei cittadini che continuano a lamentarsi.

Su un totale di 40 posizioni esaminate la Guardia di Finanza avrebbe individuato soltanto due “casi virtuosi”, riferiti a dirigenti che non hanno ricevuto premi o «sono risultati “prestati” da altre amministrazioni a titolo completamente gratuito, senza ulteriori spese per la collettività».
l.amato@luedi.it

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