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MATERA – Il ricordo più difficile e per molti versi inconsueto, è quello richiamato dal sindaco di Matera, Salvatore Adduce nel corso della cerimonia che si è svolta ieri in Mediateca: al massacro che condusse alla Shoah prese parte anche il Governo italiano.
E’ stata questa chiave di lettura fuori dal coro, insieme all’intervento della storica Elisa Guida, che ha dato voce alle testimonianze dei deportati liberati ad Auschwitz, a caratterizzare il Giorno della Memoria celebrata a Matera.
La docente dell’Università della Tuscia ha letto le parole scritte da chi fu salvato dagli alleati che entrarono ad Auschwitz.
L’assoluta incapacità di affrontare la fase della liberazione e il successivo rientro nei luoghi d’origine, di fatto, rappresentarono l’emergenza reale che fu affrontata senza mezzi da chi giunse per primo in quei luoghi di morte.
La prof.ssa Guida, infatti, ha sottolineato il doppio dramma di chi uscì dall’inferno dei lager, ma non da quello del ritorno alla vita che richiese molto tempo anche a causa della disorganizzazione successiva all’ingresso nei campi di sterminio.
Il “racconto della Shoah anche nella memoria della Basilicata” è stato il tema del concorso rivolto alle scuole lucane e promosso dal Consiglio regionale di Basilicata, vinto dall’istituto Enrico Fermi di Muro Lucano.
Gli studenti compiranno un viaggio di studio nei luoghi della memoria, Auschwitz e Birkenau.
Di quei luoghi ha parlato il presidente del consiglio regionale Piero Lacorazza che ha ricordato: «Settant’anni dopo la liberazione, c’è un altro sterminio da ricordare: la pagina dolorosa e poco conoscita dell’Aktion T4, il nome del progetto nazista di eliminazione di disabili e malati mentali, 300 mila persone.
E’ nostro dovere, ma anche dei cittadini – ha detto – coltivare la memoria di quegli eventi, contribuire a formare le coscienze, educare al rispetto della dignità di una persona, della convivenza civile».
Nel lavoro dei ragazzi, presentato dagli studenti, elogiato da Lucia Carlomagno, uno dei componenti della commissione giudicatrice, è stato descritto un percorso non solo storico ma anche sociale e civile che ha ripercorso le vicende dei deportati in Basilicata e dei lucani deportati.
Testimonianze e documenti hanno unito in un unico filo rosso storie di vita stravolte dall’abominio messo in atto dai nazisti.
Un apposito sito (www.iiisfermimuro.gov.it), dedicato a questa attività, è stato realizzato dagli studenti dell’istituto e illustrato da Lucia Cardone e Vito Cerone: «Abbiamo voluto ricordare, perchè – hanno aggiunto – i carnefici non perdono”.
Alla competizione hanno partecipato anche l’Iis Saverio Nitti e l’Iis L. da Vinci di Potenza, lo scientifico Federico II di Svevia di Melfi, l’Iis Carlo Levi di Grassano e l’Iis Cerabona di Marconia. L’orrore è stato raccontato da Grazia Di Veroli, figlia di deportati e componente dell’Aned, l’associazione che riunisce gli ex deportati che ha descritto la vita accanto a chi visse quell’orrore e tornò cambiato per sempre.
Nella vita di tutti giorni, ha ricordato, i suoi genitori portavano con se’ il peso di quella tragedia anche nei piccoli gesti.
La famiglia Di Veroli, infatti, vide 56 dei suoi componenti sterminati nei campi nazisti. «Auschwitz ha annientato l’uomo – ha ricordato – è il luogo in cui le memorie familiari sono state inghiottite e quel vuoto, chi è tornato, lo ha portato con se’».
Ai gesti dei “giusti”, coloro che salvarono la vita di tanti ebrei, sottraendoli con vari mezzi alla deportazione, ha fatto riferimento anche il Prefetto vicario, Alberico Gentile ricordando suo nonno che ospitò in casa un ebreo romano.
Il neo assessore provinciale Anna Amenta ha sottolineato il ruolo della conoscenza e della riflessione in tempi come questi, con riferimento ai fatti di Parigi a dimostrazione che l’estremismo, l’insofferenza verso il diverso, sono temi ancora attuali come dimostrano anche i fatti nigeriani.
In gioco, per la civiltà del terzo millennio, c’è ancora la libertà e la lezione del passato, ora, pesa ancora di più.

a.ciervo@luedi.it

 

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