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VIBO VALENTIA – Prima la setticemia e adesso un arresto cardiaco che ha ulteriormente aggravato il suo quadro clinico. Sono ore di forte apprensione per il 18enne di Vibo colpito due mesi fa dalla grave patologia e per i suoi familiari che da quel maledetto 8 luglio non hanno più abbandonato il reparto di rianimazione dell’ospedale “Jazzolino”.

Il ragazzo, originario di Maierato ma residente a Vibo, che da qualche tempo aveva deciso di intraprendere la carriera arbitrale arrivando ad essere impiegato nel settore giovanile, non si è mai ripreso. Cosciente sì, ma con il fisico fortemente debilitato e la compromissione del funzionamento dei reni che ha reso necessario l’impiego delle attrezzature per la dialisi, ieri mattina avrebbe dovuto essere trasferito in ambulanza all’ospedale di Reggio Calabria per continuare le cure nel centro specializzato ma pochi minuti dopo essersi messo in viaggio il veicolo del 118 ha dovuto fare improvvisamente marcia indietro e riportare il liceale al pronto soccorso vibonese a causa di un arresto cardiaco.

Una corsa contro il tempo per riportare il giovane paziente al presidio dove l’equipe guidata dal dirigente Vincenzo Natale è riuscita a sottrarlo alla morte stabilizzandone, nella loro gravità, le condizioni e trasferendolo nuovamente nel reparto di rianimazione, dove in breve tempo è stato raggiunto dai genitori che erano diretti al nosocomio della Città dello Stretto.

B.B., queste le iniziali del 18enne, è giunto al pronto soccorso dello Jazzolino attorno all’1 di notte dell’8 luglio con febbre alta e forti dolori. Il fatto che in giornata fosse stato al mare non viene ritenuto dai sanitari particolare significativo. Dopo le prime cure, al mattino il ragazzo era stato ricoverato nel reparto di malattie infettive ma l’aggravarsi in giornata delle sue condizioni ne aveva imposto il trasferimento in rianimazione dove si trova tuttora.

Nella mattinata del 10 era stata praticata la dialisi ma le sue condizioni erano rimaste molto serie. In un primo tempo si era diffusa la voce che si trattasse di un caso di meningite ma tale particolare era stato subito escluso dai medici che avevano diagnosticato un caso di setticemia o sepsi, patologia altrettanto grave, se non di più, che se non presa in tempo e adeguatamente curata può evolvere in shock septico, dagli esiti potenzialmente fatali.

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