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TRE CONDANNE e due rinvii a giudizio. E’ stata così definita, ieri pomeriggio, la posizione di cinque imputati, a vario titolo accusati di atti sessuali e violenza sessuale su due ragazzine, di 11 e 12 anni all’epoca dei fatti contestati. Le avrebbero adescate tramite Facebook e Badoo e quindi invitate a un incontro, per poi costringerle ad approcci di natura sessuale. Una brutta storia, scoperta lo scorso marzo dalla Polizia Postale di Cosenza. 
Ieri, dunque, la decisione del gup del tribunale bruzio, Giuseppa Ferrucci, che ha in buona parte accolto la richiesta del pubblico ministero Paola Izzo. Quest’ultima nel corso della sua requisitoria ha insistito sulla colpevolezza degli imputati: «Il quadro indiziario è completo, al di là – ha detto – delle dichiarazioni delle ragazze. Ci sono i riscontri della Polizia Postale, oltre che i riconoscimenti fotografici, da parte delle vittime, dei responsabili degli abusi e dei luoghi degli incontri». Da qui la richiesta di rinvio a giudizio per chi aveva scelto il rito ordinario, ossia Luigi Caruso, 42 anni (difeso dagli avvocati Esbardo e Nocito), e Antonio Scaglione, 41 (difeso dall’avvocato Locco). Il processo a loro carico avrà inizio il prossimo primo aprile, dinanzi al tribunale collegiale di Cosenza. Il gup non ha accolto la richiesta di revoca degli arresti domiciliari. 
Sono stati condannati gli altri tre, che avevano scelto l’abbreviato. Si tratta di Giovanni Lanzino, 21 anni, Carmelo Romeo, 22, e Nicola Bevilacqua, 22. Lanzino (difeso dagli avvocati Farina e Paolini) è stato condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione, a fronte però dei 3 anni e mezzo sollecitati dal pm. Romeo (difeso dagli avvocati Onofrio e Via) a due anni e mezzo, a fronte dei 4 chiesti dal rappresentante dell’accusa. A Bevilacqua (difeso dagli avvocati Esbardo e Rizzuto) sono toccati invece 2 anni, 2 mesi e 20 giorni di reclusione, a fronte dei 3 anni e mezzo chiesti dalla Izzo. 
Il gup – a differenza di quanto chiesto dall’accusa – gli ha riconosciuto le attenuanti generiche e ha sospeso la pena in quanto gli imputati al momento della commissione del reato erano minori di 21 anni. I tre giovani imputati hanno beneficiato anche della revoca dell’obbligo della dimora. 
I familiari delle due giovani vittime si sono costituiti parte civile tramite gli avvocati Pietro Perugini, Fiorella Perna e Nicola Rendace. Parte civile si è costituito anche il Centro contro la violenza alle donne Roberta Lanzino, rappresentato dall’avvocato Marina Pasqua. 
Per tutti l’accusa è atti sessuali con minorenni. Al solo Caruso è stata contestata una violenza sessuale, ai danni di una delle bambine. Queste ultime  sono state sentite con l’assistenza di una psicologa e hanno confermato gli abusi. Sono due amiche del cuore, che frequentano la scuola media a Cosenza. Una decina gli episodi contestati, con la Polizia postale che risalì ai messaggi che i cinque presunti orchi e le due minorenni si erano scambiati sia su Facebook che su Badoo. Alcuni erano davvero piccanti e imbarazzanti. Si è quindi arrivati agli incontri, tra Cosenza e Rende. Sarebbero stati gli stessi ignari genitori, in alcuni casi, ad accompagnare le figlie al centro commerciale, per poi andarle a riprendere dopo un paio di ore. Il tutto sarebbe durato almeno un anno. E’ stata la sorella di una delle vittime ad accorgersi che qualcosa non andava. Aveva la password ed è entrata nel suo account di Facebook. Ha letto i messaggi piccanti e informato il padre, che a sua volta ha contattato i familiari dell’altra minorenne. Quindi la denuncia agli agenti della Polizia postale di Cosenza. Da qui l’inizio delle indagini, coi poliziotti che sono risaliti ai cinque tramite i nickname, gli indirizzi IP e i relativi numeri telefonici. Ieri la decisione del gup.

TRE CONDANNE e due rinvii a giudizio. E’ stata così definita, ieri pomeriggio, la posizione di cinque imputati, a vario titolo accusati di atti sessuali e violenza sessuale su due ragazzine, di 11 e 12 anni all’epoca dei fatti contestati. Le avrebbero adescate tramite Facebook e Badoo e quindi invitate a un incontro, per poi costringerle ad approcci di natura sessuale. Una brutta storia, scoperta lo scorso marzo dalla Polizia Postale di Cosenza. Ieri, dunque, la decisione del gup del tribunale bruzio, Giuseppa Ferrucci, che ha in buona parte accolto la richiesta del pubblico ministero Paola Izzo. 

Quest’ultima nel corso della sua requisitoria ha insistito sulla colpevolezza degli imputati: «Il quadro indiziario è completo, al di là – ha detto – delle dichiarazioni delle ragazze. Ci sono i riscontri della Polizia Postale, oltre che i riconoscimenti fotografici, da parte delle vittime, dei responsabili degli abusi e dei luoghi degli incontri». Da qui la richiesta di rinvio a giudizio per chi aveva scelto il rito ordinario, ossia Luigi Caruso, 42 anni (difeso dagli avvocati Esbardo e Nocito), e Antonio Scaglione, 41 (difeso dall’avvocato Locco). Il processo a loro carico avrà inizio il prossimo primo aprile, dinanzi al tribunale collegiale di Cosenza. Il gup non ha accolto la richiesta di revoca degli arresti domiciliari. Sono stati condannati gli altri tre, che avevano scelto l’abbreviato. Si tratta di Giovanni Lanzino, 21 anni, Carmelo Romeo, 22, e Nicola Bevilacqua, 22. Lanzino (difeso dagli avvocati Farina e Paolini) è stato condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione, a fronte però dei 3 anni e mezzo sollecitati dal pm. Romeo (difeso dagli avvocati Onofrio e Via) a due anni e mezzo, a fronte dei 4 chiesti dal rappresentante dell’accusa. A Bevilacqua (difeso dagli avvocati Esbardo e Rizzuto) sono toccati invece 2 anni, 2 mesi e 20 giorni di reclusione, a fronte dei 3 anni e mezzo chiesti dalla Izzo. 

Il gup – a differenza di quanto chiesto dall’accusa – gli ha riconosciuto le attenuanti generiche e ha sospeso la pena in quanto gli imputati al momento della commissione del reato erano minori di 21 anni. I tre giovani imputati hanno beneficiato anche della revoca dell’obbligo della dimora. I familiari delle due giovani vittime si sono costituiti parte civile tramite gli avvocati Pietro Perugini, Fiorella Perna e Nicola Rendace. Parte civile si è costituito anche il Centro contro la violenza alle donne Roberta Lanzino, rappresentato dall’avvocato Marina Pasqua. Per tutti l’accusa è atti sessuali con minorenni. Al solo Caruso è stata contestata una violenza sessuale, ai danni di una delle bambine. Queste ultime  sono state sentite con l’assistenza di una psicologa e hanno confermato gli abusi. Sono due amiche del cuore, che frequentano la scuola media a Cosenza. Una decina gli episodi contestati, con la Polizia postale che risalì ai messaggi che i cinque presunti orchi e le due minorenni si erano scambiati sia su Facebook che su Badoo. Alcuni erano davvero piccanti e imbarazzanti. Si è quindi arrivati agli incontri, tra Cosenza e Rende. Sarebbero stati gli stessi ignari genitori, in alcuni casi, ad accompagnare le figlie al centro commerciale, per poi andarle a riprendere dopo un paio di ore. Il tutto sarebbe durato almeno un anno. E’ stata la sorella di una delle vittime ad accorgersi che qualcosa non andava. Aveva la password ed è entrata nel suo account di Facebook. Ha letto i messaggi piccanti e informato il padre, che a sua volta ha contattato i familiari dell’altra minorenne. Quindi la denuncia agli agenti della Polizia postale di Cosenza. Da qui l’inizio delle indagini, coi poliziotti che sono risaliti ai cinque tramite i nickname, gli indirizzi IP e i relativi numeri telefonici. Ieri la decisione del gup.

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