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POTENZA – «Non ho mai ucciso nessuno». Nè Elisa tantomeno la sartina di Bournemouth. Quel corpo, con il seno mutilato, la testa fracassata e una ciocca di capelli stretta nella mano sinistra, venne scoperto dai figli della donna, Heather Barnett, non appena rientrati da scuola. «Per l’accusa quella mattina lei uccise la loro madre», ha scandito il suo legale difensore. «Non ho mai ucciso nessuno», ha risposto Restivo dal banco dei testimoni, in gessato grigio e camicia blu. «Lei abbracciò i figli della donna, che piangevano fuori dall’abitazione. L’accusa sostiene che stava recitando una scenetta repellente». «No, era sincera».
I capelli
C’è voluta quasi mezza giornata di deposizione ma alla fine Danilo Restivo è riuscito a raccontare la sua verità. Lui coi delitti dice di non c’entrare nulla. I capelli alle ragazze però li tagliava, eccome. Sia in Italia che in Gran Bretagna. Una compulsione. «Non riuscivo a smettere», ha detto alla giuria incalzato dalle domande del suo avvocato difensore, David Jeremy. «Mi piaceva toccarli e annusarli». Un’ossessione che lo ha spinto a consultare uno psicologo.
Le contraddizioni
La parte chiara della testimonianza di Restivo, nei fatti, finisce qui. Il resto è una serie di mezze frasi, di apparenti contraddizioni. «Iniziai quando avevo 15 anni – ha raccontato Restivo, parlando della sua mania di tagliare ciocche di capelli alle ragazze – per una scommessa fatta con gli amici. Poi cominciò a piacermi. Il mio problema è che non riuscivo a sentire i profumi per colpa di un disturbo al setto nasale». E questa è una novità. Prima, infatti, aveva sempre negato, sia nei suoi interrogatori con la polizia che nelle conversazioni – intercettate – con la moglie Fiamma. La ragione è semplice. «Non volevo che lei mi lasciasse. E poi gli inquirenti puntavano a collegare a me la ciocca di capelli trovata nelle mani di Heather Barnett».
Accuse ai Claps
Secondo Danilo Restivo la ciocca di capelli ritrovata dalla polizia britannica nel 2006 nella camera da letto che divideva con la moglie Fiamma sarebbe stata nascosta da qualcuno «toccato dalla scomparsa di Elisa Claps». Restivo, negli interrogatori con la Dorset police, aveva suggerito l’ipotesi che quella ciocca fosse stata nascosta «dai Claps perchè mi vogliono morto». Ieri, in tribunale, ha di fatto confermato questa versione. «Non avevo mai visto prima di allora quella ciocca. Pensai che quei capelli fossero stati nascosti in casa mia da persone coinvolte dalla scomparsa di Elisa Claps. E lo credo ancora oggi».
Il complotto
Il rapporto di Restivo con la polizia è d’altra parte travagliato. «Quello che dico, vero o falso che sia, viene sempre usato contro di me». Fin qui, ad ogni modo, il ragionamento più o meno fila. I guai iniziano quando Jeremy porta il suo cliente ad affrontare l’impianto accusatorio messo in piedi dai magistrati. A partire dai sospetti sulle sue lunghe passeggiate nei parchi attorno al centro di Bournemouth. «Andavo lì per rilassarmi e godermi la natura (…) Non per fare appostamenti alle signore». A proposito del coltello di cui era in possesso quando gli agenti che lo tenevano sotto controllo decisero di intervenire temendo che potesse colpire di nuovo, Restivo ha spiegato ai giurati di averlo trovato per caso nei pressi di un sentiero, dove dei bambini stavano giocando.
Il pc
La perizia informatica ha rivelato come la mattina del 12 novembre 2002, quando è stata uccisa Heather Barnett, il computer usato da Restivo al centro di formazione per ex detenuti (il Nacro) è rimasto inattivo fino alle 10.00 passate. Secondo la difesa, questo si può spiegare col fatto che Danilo, in accordo con il suo tutor (nel mentre deceduto), avesse impiegato del tempo a studiare delle “stampate” del suo progetto di sito internet. Peccato che poi Restivo si sia subito smentito dichiarando di aver usato, in quell’ora “mancante”, sia internet che il pc stesso. Un piccolo lapsus? Può essere. Sta di fatto che l’ex ragazzo di Potenza ha sempre inciampato sui passaggi fondamentali del caso e si è invece dilungato a profusione – esasperando persino il suo avvocato, che a un certo punto gli ha chiesto ironicamente se conoscesse il significato dell’espressione «andiamo all’osso» – su particolari minori.
Le malattie
Come il suo lungo catalogo di malattie e disturbi di salute. Tra cui figura anche l’apnea del sonno – diagnosticata nel 2006. Ovvero un disturbo capace di provocare dei vuoti di memoria. Questo sì un dettaglio importante. Che appare fondamentale poco dopo il suo terzo arresto, nel maggio del 2010. I poliziotti in quel caso gli chiedono conto dell’asciugamano verde ritrovato – con sopra il Dna di Restivo – nell’appartamento della Barnett. Un oggetto chiave, che Restivo nei precedenti arresti non aveva mai menzionato. La sua versione è di averlo dato alla Barnett – che di mestiere faceva la sarta – come campione di colore per il confezionamento di tende per la camera da letto. Un’omissione avvenuta per due ragioni: l’apnea del sonno, «che mi fa andare in confusione», e la diffidenza nei confronti della polizia, ormai percepita come prevenuta. «Le due spiegazioni insieme non possono stare», taglia corto però il suo avvocato. «Delle due l’una; quale?». Ma Restivo non molla: «Entrambe».
Tornando al 1993
Su quanto accaduto nel 1993, a Potenza, Restivo si è invece limitato a ribadire la sua nota ricostruzione, ripetuta in Inghilterra proprio mentre da Potenza arrivava la notizia che la famiglia Claps ha fissato per il 2 luglio i funerali della ragazza. «Elisa mi rifiutò: mi dispiacque ma restammo amici. Lei era la sorella di Luciano Claps e non volevo causare guai. Quel giorno la vidi per chiederle un consiglio d’amore. Poi restai a pregare in chiesa». Domani toccherà ai pm di sua Maestà mettere alla prova la traballante memoria di Danilo Restivo e per la fine della settimana la giuria dovrebbe emettere il suo verdetto.

Leo Amato

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