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POTENZA – Fosse stato solo per lei ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma davanti a una convocazione ufficiale alla fine Eliana De Cillis (in foto) non si è tirata indietro. Ieri pomeriggio l’ultima persona ad aver visto Elisa il giorno della sua “scomparsa” si è collegata in videoconferenza da Rimini, dove risiede, con l’aula 2 del Tribunale di Winchester.
Si è presentata senza il suo legale di fiducia, l’avvocato Angela Pignatari, che l’ha assistita in tutti questi anni, anche nei periodi peggiori. Ha testimoniato davanti alla giuria del processo per l’omicidio di Heather Barnett tornando con la mente alla mattina del 12 settembre del 1993: l’incontro a casa di Elisa alle undici e dieci, e la passeggiata fino a Piazza Mario Pagano, dove si sono separate con l’accordo di rivedersi entro una una mezz’oretta, il tempo che Elisa si fosse liberata di quel ragazzo che da un po’ le andava facendo il filo.
«È stato difficile e molto doloroso, come sempre». Ha commentato all’uscita dall’udienza. «Ma sono contenta di fare ogni sforzo se serve a ricostruire la verità di tutti i fatti».
Eliana è un teste fondamentale per l’accusa nei confronti di Danilo Restivo, perchè è lei l’unica che sapeva dell’appuntamento di Elisa con Danilo davanti alla chiesa della Trinità. Eliana ha sempre raccontato di averla lasciata andare da sola perchè doveva telefonare al suo fidanzato dalle cabine che all’epoca si trovavano sotto i portici del palazzo dell’Ina in Piazza Mario Pagano, un centinaio di passi più in là rispetto alla chiesa. Lo ha spiegato diverse volte ai magistrati e gli investigatori italiani, e ieri per la prima volta anche a quelli inglesi. Ma all’epoca è finita lo stesso nel registro degli indagati per omicidio e falsa testimonianza. Dopo l’archiviazione dell’accusa più grave è stata assolta, condannata, poi salvata in Cassazione da una pena di un anno e quattro mesi di reclusione. Ha cambiato città e adesso insegna in una scuola secondaria. A Potenza i sospetti sul suo conto non sono mai finiti, anche da un anno a questa parte, quando il cadavere di Elisa è stato ritrovato nel sottotetto della chiesa della Trinità, che è dove la ragazza sarebbe stata uccisa poco dopo l’ora del suo incontro con Danilo.
Per la procura della Repubblica di Salerno è stato lui a portarla lassù e a colpirla 15 volte con un coltellino. Per la procura della regina d’Inghilterra, è stato lui a uccidere Elisa e avrebbe fatto la stessa cosa nove anni dopo, il 12 novembre del 2002, quando a morire è stata una sartina di Bournemouth, Heather Barnett, ritrovata nel bagno di casa sua col cranio fracassato e delle orrende mutilazioni sul torace.
Il processo nel Tribunale di Winchester va avanti a passo spedito e con l’udienza di mercoledì prossimo potrebbe esaurirsi l’esposizione delle prove presentate dall’accusa, dopo di che starà al legale che assiste Restivo mostrare le carte che ha in mano.
Ieri mattina, prima che iniziasse la videoconferenza con l’Italia, la giuria popolare ha assistito alla riproduzione di una serie di filmati in cui Restivo ripete il suo alibi per il giorno della “scomparsa” di Elisa: l’incontro dietro l’altare della Trinità, e la ragazza che lo lascia a pregare e se ne va, uscendo da quella che sarebbe stata la sua tomba per diciassette lunghi anni. Per quelle dichiarazioni Restivo è stato già condannato a due anni di reclusione per falsa testimonianza, ma per impressionare a dovere una giuria in Inghilterra devono aver pensato di ripercorrere da capo le sue menzogne cercando di screditarlo una volta per tutte. D’altra parte, infatti, nelle scorse udienze, più che la correzione del registro d’ingresso della scuola per ex detenuti dove Restivo dice di essere stato all’ora del delitto della sartina, ha creato un certo diffuso imbarazzo la ricostruzione effettuata da alcuni poliziotti locali del percorso che avrebbe dovuto compiere dal luogo del delitto alla sua postazione informatica, dove un perito lo colloca a un orario molto preciso. Per chiarire quest’aspetto la settimana scorsa i giurati sono stati portati a visitare i luoghi di persona. La sentenza è prevista tra meno di tre settimane.

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