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di PARIDE LEPORACE

La regione Basilicata consumi le ansie su spread e Btp come meglio crede, a
Potenza bisogna aspettare. Il Ddl sulla stabilità arriverà prima del De
Filippo bis. Il partito-regione deve aspettare. Muto, fermo e prono. Aspettare cosa? Le trattative bizantine tra cinque capicorrente che in piena autonomia discutono di organigrammi. Aspettano la chiusura delle trattative ad un mercato levantino con deputati nei panni di venditori di tappeti e aspiranti assessori che piazzano almanacchi della fortuna. Partito e regione attendono il piatto decisivo di una partita a poker condizionata dall’ipotesi di un bluff. Oppure è in corso una congiura come ha sostenuto l’assessore regionale, Erminio Restaino, nel corso dell’ultima drammatica riunione regionale del partito?
Immaginiamo che un giornalista nazionale riceva l’incarico di effettuare un’inchiesta sullo stato del Pd meridionale in vista delle prossime elezioni. Il cronista prepara i suoi materiali visitando i siti regionali del partito e s’imbatte nella registrazione della celebre sera dei lunghi coltelli. Se mai ascoltasse il celebre intervento di Ermino Restaino quell’inchiesta che titolo porterebbe?
Ma questa è fiction. La Basilicata, per fortuna o per danno, raramente è nelle pagine nazionali. Ma il problema resta.
Mercanti e giocatori di poker fan finta di nulla. Il teatrino della politica finge di non aver sentito Restaino. Silenzio nello stagno. L’ultimo articolo di Andrea Di Consoli sul QdB da mettere in archivio. Ripetiamo noi. Tra le tante questioni, Erminio Restaino ha affermato: “C’è una procura parallela alla Regione”. Affermazione grave. Espressa con certezza da fonte autorevole di chi è inquilino di quel Palazzo. Restaino sta tentando il bluff del più consumato pokerista? Non sembra così. Il presidente De Filippo, nel corso della direzione, ha replicato “Chi sa parli e vada in procura”. Lui quindi non sa nulla, e perché allora non risolve la crisi estromettendo Restaino per palese infedeltà politica e istituzionale? Oppure Restaino ha confermato le notizie giornalistiche di questa testata che pochi giorni fa hanno riferito di una rete di potere che spia, controlla, infiltra uffici dello Stato, acquisisce verbali e intercettazioni giudiziarie segrete condizionando le inchieste? Servono certezze. Oggi in Basilicata arriva Antonio Di Pietro accompagnato dal senatore Belisario, considerati i temi politici di riferimento a loro cari, si spera diano almeno un segnale all’ennesimo rumoroso silenzio lucano.
Per fortuna la questione grave è preservata in questo momento da una Procura (quella dello Stato) seria e rigorosa. Il bis di Toghe lucane riserva nuove code pericolose. Al Csm si apre un’inchiesta sui rapporti di parentela tra il magistrato Bonomi e il segretario provinciale del Pd potentino, Antonello Molinari. Lo stesso esponente politico è stato sfiorato dalle intercettazioni su Fenice e da spifferi di stampa al momento non documentati su incarichi professionali che hanno registrato una querela per diffamazione. Un quadro torbido e confuso da affrontare con posizione molto terza, come con realismo suggerisce il presidente del Consiglio, Vincenzo Folino.
Non si può non notare che i sindacati di sinistra della polizia di Stato mettono sotto accusa il questore Romolo Panico, uomo delle istituzioni di provata lealtà. E le tifoserie ultrà verso altri vertici di polizia contribuiscono ad alimentare dubbi e perplessità nei pianori delle relazioni corte. La stessa Basilicata in cui un agente del Sisde venne “bruciato” e allontanato da vicende mai chiarite che vide in questi uffici passare nomi celebri come Obinu e Narracci che chiusero la sede dei servizi di Potenza dando spazio ai militari del Sismi. Sa qualcosa via Anzio di tutto questo? Troppi magistrati hanno aspirato a incarichi politici nel recente passato? Sono stati affidati incarichi regionali professionali a stretti congiunti di magistrati? Qualcuno ha deciso una pulizia etnica nei confronti di una corrente politica di provenienza democristiana? Anche il deputato Margiotta non può limitarsi a sedersi dalla parte del torto, considerato che i suoi più stretti fedelissimi si trovano nell’occhio del ciclone. Restaino ha parlato, ora aspettiamo la voce di De Filippo sulla presenza di una procura parallela e quindi eversiva. E’ giusto reclamarla questa risposta: perché poggia su un solido nucleo di veridicità, perché è civile e corretta formularla in conto dei nostri lettori, perché è un nostro diritto-dovere chiedere conto e ragione dei propri comportamenti a chi ricopre cariche pubbliche. Sono quelle stesse ragioni riconosciute a Peppino D’Avanzo da un tribunale dello Stato nell’esercizio della sua professione che mai arretrò davanti al potere economico di un premier in difetto. Noi non siamo D’Avanzo. Siamo solo dei modesti cronisti di provincia che hanno letto e appreso quella lezione di giornalismo. Risponda presidente.

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