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COSENZA – «Noi avevamo contestato il concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e reato elettorale consistente in scambio di voti contro utilità. Il gip ha eliminato l’aggavante. Rispettiamo la decisione del gip, ma ci riserviamo di proporre impugnazione». Lo ha detto Giuseppe Borrelli, procuratore aggiunto della DDA di Catanzaro, oggi presente alla conferenza stampa tenuta a seguito dell’arresto di due consiglieri provinciali di Cosenza, Umberto Bernaudo e Pietro Paolo Ruffo, rispettivamente ex sindaco ed ex assessore del Comune di Rende. «Riteniamo che la nostra ricostruzione della vicenda salvaguardi anche l’integrità logica del provvedimento» ha detto Borrelli. 

Secondo Vincenzo Lombardo, procuratore capo della DDA di Catanzaro, «sia la corruzione elettorale che la coercizione elettorale in Calabria sono purtroppo frequenti. E questo accade – ha aggiunto – soprattutto nelle elezioni degli enti locali». L’inchiesta odierna, ha ricordato il procuratore, è figlia di un altro filone investigativo «e a sua volta apre nuovi scenari. Non sappiamo però quali possano essere le conseguenze sul piano amministrativo, questo non ci compete». 

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