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DAGLI anni Cinquanta fino al 2008, l’area metapontina non era mai stata alluvionata; poi evidentemente è cambiato qualcosa nello stato dei luoghi e ci sono stati tre disastri in soli cinque anni.

E’ questo il dato oggettivo su cui si deve riflettere oggi, perchè non possiamo proprio permetterci un’altra emergenza come quella del 7 ottobre scorso.

Ne è convinto l’ingegner Attilio Maurano della Direzione regionale per i Beni culturali, interpellato dal Quotidiano in merito alle emergenze archeologiche ed architettoniche del Metapontino. E’ bene chiarire, infatti, che oltre ai problemi seri nell’area degli scavi, ci sono chiese di pregio tra Metaponto e Bernalda, che potrebbero aver riportato danni. In questi giorni, infatti, sono al lavoro alcune squadre tecniche per verificare e la Direzione è presente con un delegato nello staff del Centro operativo misto, istituito dalla Prefettura.

«Metaponto, purtroppo, ha subìto altre alluvioni consimili -chiarisce subito Maurano- quindi il parallelo con Sibari (Cs) appare un po’ penalizzante nella valutazione oggettiva del rischio. La Direzione regionale ha già impegnato 25mila euro per la pulizia dei canali all’interno dell’area archeologica, dove speriamo di trovare solo fango e non detriti di natura speciale, che sarebbe più complicato rimuovere. Bisogna sapere, infatti, che l’azione del fango può essere anche più aggressiva di quello che si immagina, dato che potrebbero esserci inquinanti corrosivi. Per fortuna -questa è l’unica notizia positiva- alcuni reperti erano stati già smontati e portati al sicuro nel museo, che non è stato affatto interessato dall’evento alluvionale». Grazie all’opera infaticabile dei Vigili del fuoco e del Consorzio di bonifica di Bradano e Metaponto, con sette idrovore al lavoro in sei giorni, da martedì pomeriggio l’area archeologica è stata interamente svuotata dall’acqua.

«Di questo ringraziamo tutti -prosegue Maurano- e non c’è nulla da dire sulla gestione dell’emergenza; il problema è che vorremmo non si verificasse più un evento del genere. Ora ci preoccupano le conseguenze delle alluvioni in generale, in quanto al di là delle risorse economiche e della fatica fatta in questa ennesima occasione, la necessità è quella di investire in interventi strutturali, perchè non ci si può permettere più che comportamenti normali degli uomini, producano conseguenze così tragiche. Nel 2011 abbiamo speso 250mila euro per il ripristino dei luoghi ed anche in questa occasione, se arriveranno i fondi per la calamità naturale, potrebbe esserci un danno simile». Sul fronte dei rimedi strutturali, Maurano ha una sua indicazione: «Oggi occorre fare una ricognizione su tutti i mutamenti del territorio negli ultimi dieci anni, perchè qui ci sono danni ripetuti e questo ci preoccupa di più. Basti pensare che già solo aprendo le paratie della diga di San Giuliano, come pure avviene in caso di emergenza, con 10 metri cubi di acqua al secondo, gli scavi di Metaponto rischiano di allagarsi. L’area si chiama “Pantano” perchè fisiologicamente alluvionale, ma se a questa naturale predisposizione (con cui i Greci hanno sempre convissuto) si aggiungono altre concause, il distastro è fatto».

Nei giorni scorsi, lo staff del ministero dei Beni culturali ha contattato la Direzione regionale della Basilicata, per chiedere notizie su quanto accaduto. «Certo -conferma Maurano- anche se in questo caso non si impegnerà la squadra tecnica del ministero, essendoci i nostri esperti al lavoro. Un dato certo -conclude Maurano- è che il ministero sta restituendo allo Stato circa 60 milioni di fondi non spesi entro il 2011, in base ad una legge di Tremonti. Occorre valutare complessivamente la situazione, predisponendo interventi strutturali atti a scongiurare, o almeno limitare, la frequenza di questi eventi emergenziali».

Sì, perchè occorre ricordare che sotto gli scavi c’è una falda freatica naturale, ecco perchè l’area è dotata di pompe idrovore, in grado di svuotare questo naturale accumulo che durante l’estate si alimenta anche di acqua marina (30-40%); d’inverno, poi, i flussi che provengono da monte, eliminano quasi totalmente la salinità.

a.corrado@luedi.it

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