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POTENZA – Si va verso l’espansione della discarica di rifiuti petroliferi di Guardia Perticara. Questo perché la regione ha deliberato il giudizio favorevole di compatibilità ambientale del progetto di ampliamento e potenziamento del sito costruito a pochi chilometri dal Comune di Guardia Perticara. La ditta che gestisce la discarica è la Semataf di Giovanni Castellano, la stessa che si era giudicata nel 2012 l’appalto per lo smaltimento dei rifiuti di Tempa Rossa con un accordo da sei milioni di euro.

Ma Castellano è ancora a processo in qualità di ex gestore della discarica di Salandra con l’accusa di aver stretto un accordo per lucrare sul mancato trattamento del rifiuto indifferenziato raccolto dai cassonetti di Potenza e dintorni, smaltito per anni come se fosse stato già vagliato a caccia di metalli, batterie eccetera. L’inchiesta, risalente al 2012, rivelò anche la falsificazione del codice europeo dei rifiuti sulle bolle di accompagnamento dei camion compattatori, “trasformando” il rifiuto indifferenziato con una probabile componente pericolosa in semplice rifiuto trattato. Secondo i pm in questo modo sarebbero state smaltite più di 16mila tonnellate di “tal quale” col rischio “probabile se non di certo realizzo” di un inquinamento del suolo e della falda circostante.

E poi c’è anche la discarica di Guardia Perticara, che smaltisce amianto e rifiuti speciali provenienti dalle zone di estrazione petrolifera, che a questo punto potrà essere allargata. Il progetto, approvato con prescrizioni, non solo aggiorna le tipologie di rifiuto che potranno essere conferite nella discarica, ma autorizza anche al creazione di un sistema di lavaggio dei rifiuti speciali aggiornato, chiamato “soil washing”, un sistema di separazione che permette di inertizzare e disidratare i rifiuti, pronti poi per essere cementati e conferiti nelle vasche di raccolta, l’ampliamento del piazzale di raccolta dove vengono stoccati i rifiuti da trattare, e la costruzione di un quarto lotto di discarica da 340mila metri cubi. A fine lavori quindi la discarica raggiugnerà una capienza complessiva 490mila metri cubi. In questo modo la discarica potrà smaltire un numero che ti tonnellate annue che si aggira attorno le 110mila.

Si tratta dunque di un lavoro imponente che permetterà alle compagnie petrolifere di poter smaltire il materiale raccolto durante le estrazioni. I rifiuti sono tutti quanti di natura solida fangosa, mentre per i reflui delle estrazioni vengono smaltiti in Val Basento. Questa discarica è quindi uno degli ingranaggi fondamentali di tutta la filiera del petrolio. Ma stando anche alle prescrizioni stabilite dalla Regione non si potrà smaltire rifiuti contenenti una percentuale maggiore al 30% di amianto e vengono fissati anche dei limiti per quanto riguarda altre tipologie di spazzatura da trattare.

UNA PROVA TECNICA DI RADDOPPIO – Uno dei ragionamenti più naturali di fronte a questa autorizzazione sembra essere il fatto che le aziende petrolifere si preparano al raddoppio delle estrazioni, con conseguente aumento dei rifiuti prodotti. La questione la rileva anche l’Organizzazione Lucana Ambientalista, che ieri mattina ha diffuso il contenuto della delibera sul sito web. E sono proprio gli ambientalisti a sottolineare che dopo l’ampliamento l’intera discarica diventerebbe il sito di stoccaggio di rifiuti petroliferi più grande di tutta l’Europa, ma perfettamente allineato con la quantità di rifiuti pericolosi prodotti in Basilicata, sempre se si raddoppierà.

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