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AAA esperti in beni culturali cercansi. No. Non è il classico annuncio di lavoro. Ma è il risultato di un’ultima ricerca, in fatto di occupazione, che riguarda la Basilicata. L’esperto in beni culturali, infatti, è uno di quei mestieri che nessuno in regione vuole o che sia in grado di fare.
La lista è abbastanza lunga: ci sono gli ingegneri meccanici o energetici, fabbri, attrezzisti, lingottai.
Ma ci sono anche quei mestieri che forse diranno poco – nel nome – ai più, ma sono tra quelli ricercati perchè richiedono una specifica competenza: operatori di presse, attrezzisti di macchine utensili, acquafortisti, artigiani incisori. Insomma secondo la ricerca della Camera di Commercio di Monza – basati su dati Excelsior 2014 – sarebbero diverse le richieste “inevase” in Basilicata. E chi pensava che i lavori “agricoli” fossero quelli meno appetibili o più ricercati si dovrà ricredere.
C’è da chiarire un aspetto. Questi mestieri sono censiti in base ai “fabbisogni” delle aziende o imprese, quindi dalla loro volontà di assumere.
Certo, se la ricerca si dovesse seguire “alla lettera” ci consegnerebbe una realtà regionale che è molto lontana dall’immaginario collettivo.
Qualche analista ha ipotizzato che i territori, anche quello della Basilicata, soffrono: «di skill gap & skill shortage endemiche, ovvero continuano a non formare o non sono capaci di attrarre proprio quelle figure di cui i loro settori trainanti avrebbero necessità».
Ma non solo. «La domanda insoddisfatta riguarda a volte mestieri che profumano da statuetta del Presepe, ma altre i profili qualificati e ad alto contenuto di competenze, quelli che servono per crescere».
Ma basta fare un giro per le altre realtà regionali, per accorgersi che in taluni settori il lavoro non manca ma allo stesso tempo non piace.
In Lombardia, per esempio le figure di lattonieri e stagnini (coloro cioè che lavorano con le lamiere metalliche) sono difficili da reperire nel 77,8% dei casi richiesti. Secondo la ricerca della camera di commercio di Monza sarebbe anche difficile trovare un tappezziere (il 71,4%).
Nel Lazio mancherebbero stranamente all’appello 270 accompagnatori turistici. In Liguria si fa fatica a trovare gelatai e pasticcieri. In Campania invece le aziende cercano i professionisti dell’informatica. Insomma nell’Italia che ha – secondo gli ultimi dati – un tasso di disoccupazione giovanile del 44,2 per cento, ci sono ancora mestieri di difficile reperibilità. Sarà realmente così? La sensazione è che ai freddi numeri di una statistica e di una ricerca, corrisponde una realtà, il cui futuro occupazionale, resta assai carico di incognite.

g. r.

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