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«CINTA da fosche montagne che si elevano superbe al cielo, la Basilicata, l’antica Lucania, con una ampiezza quasi eguale a quella di tutta la Toscana, si dilunga ed allarga sopra un ventesimo della superficie di tutta Italia, ha per confini due opposti mari, e possiede circa settanta chilometri di scogliera lungo i quali non si ritrova un possibile porto commerciale. Il territorio è percorso e frastagliato dalla catena e dai contrafforti dell’Appennino, sconvolto da terremoti e da corrosioni secolari, rovinato da torrenti impetuosissimi che per la loro troppo mutevole portata sono difficilmente utilizzabili in imprese agricole ed industriali.
I paesi sorgono a grandi distanze gli uni dagli altri. Le vie di comunicazione sono rare ed aspre attraverso i monti; i mezzi di trasporto spesso mancano o sono incomodi ed inadatti; le ferrovie sono rare, molte volte lontane dai centri abitati, e per lo scarso traffico, per le difficoltà del percorso, non rispondenti al bisogno moderno di comunicazioni rapide. Dovunque la vita materiale, nonostante la proverbiale e veramente cordiale ospitalità degli abitanti, è poco comoda e poco gradevole. (…)
Eppure questa regione fu un tempo tra le più fiorenti d’Italia: ebbe nell’antichità epoche di vero splendore, e città potentissime, sedi di imperi e prosperose nell’agricoltura e nel commercio, quali Metaponto ed Eraclea. Possiede territori estesissimi, che si presterebbero, se razionalmente coltivati, alle più svariate colture. Crescono rigogliose nel Materano le biade e gli uliveti; nel Potentino e nel Melfese prosperano la vite ed il grano; nel Lagonegrese spesseggiano i boschi, verdi dimore degli usignoli, dove si trovano abbondanti e magnifici pascoli.
I vini della Basilicata sono eccellenti, come quelli che un tempo ridonavano la salute ad Orazio: gli olii sebbene greggi e poco lavorati, sarebbero suscettibili di perfezionamento e di grande esportazione: i grani ed i cereali presentano campioni insuperabili: il latte è ottimo e forma latticini saporitissimi e molto adatti al consumo comune: le lane superbe possono essere facilmente confezionate in comode vesti: in parecchie regioni abbondano sorgenti di acque minerali che si presterebbero ad un importante commercio: in parecchi paesi si hanno tracce di miniere preziose: le legna dei boschi possono essere molto convenientemente utilizzate e dar vita a piccole e grandi industrie. Ma per utilizzare efficacemente queste materie prime, per sviluppare la produzione in modo rispondente alle maggiori esigenze della odierna civiltà, per intensificare il commercio, occorrono capitali, occorrono braccia, e sopra tutto occorre uno slancio, un’iniziativa che, per cause storiche e sociali, mancano in questi paesi, sfiduciati da molti lustri di decadenza, snervati dalla emigrazione disastrosa, tagliati fuori dal movimento febbrile del nostro commercio e della nostra industria».

[da “Rivista illustrata Esposizioni ed Attualità” del 25 ottobre 1906 – anno V n. 87-88]

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