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MATERA – Aveva quattro anni e tanta paura di quell’uomo in divisa che lo stava prendendo in braccio e lo accarezzava. Invece le persone che erano intorno a lui lo rassicurarono e gli spiegarono che avrebbe potuto stare tranquillo. Il 21 settembre, che a Matera aveva falciato 24 vite, era vicino e la paura in città era ancora molta, ma quasi istintivamente tre mesi dopo, quel bambino capì che di quell’uomo poteva davvero fidarsi. 

Nacque così nel 1943 l’amicizia fra Robert Greene e Samuele Vitullo, due vite unite dalla guerra che stava distruggendo anche Matera e che con piccoli gesti diventò parte delle loro vite. 

Robert Greene è tornato in città qualche giorno fa, sperando di ritrovare quel bambino di cui non sapeva nulla. Oggi vive a Calgary, in Canada e ha 91 anni, ma quel volto gli è rimasto nella memoria. E così il tam tam nato dopo l’articolo del Quotidiano è giunto al gruppo di Facebook fondato da Antonio Serravezza e chiamato “Sei di Matera se…”. Ad incuriosire l’uomo è la scritta “Sam” che si trova sotto la foto pubblicata. 

Serravezza immagina si tratti di un nome, forse Samuele. Un’altra componente del gruppo, Teresa Trani, ispirata dal nome, comincia a cercare e alla fine immagina che la famiglia di appartenenza sia quella dei Vitullo, i cui figli hanno nomi biblici. Il passo da quel momento è breve e Samuele viene rintracciato. Oggi, con gli occhi lucidi, ricostruisce quei giorni: «Abitavo a Sant’Agostino e un giorno incontrai tre soldati, uno mi prese in braccio, mi accarezzò, cominciò a baciarmi mentre io lo guardavo stupito e spaventato. Incontrai ancora quell’uomo qualche giorno dopo, davanti alla loro caserma in piazza Vittorio Veneto dove oggi c’è il cinema Comunale. Nacque subito una simpatia fra di noi. I soldati polacchi che erano in città quando mi vedevano, sapevano che cercavo lui. Lo ricordo ancora oggi – prosegue come un fiume in piena – mi dava le gallette, un formaggio buonissimo, scatolette di carne molto saporite e sacchetti con il rosso d’uovo in polvere. Da un giorno all’altro, però, non lo vidi più. Ci rimasi così male…». 

A casa i genitori e gli 11 fratelli (Samuele è il quinto, ndr.) aspettavano e la prima volta che il padre lo vide tornare con del cibo gli chiese dove lo avesse preso e così il piccolo Samuele raccontò del suo benefattore. 

Oggi, ironia della sorte, i due uomini sono uniti da un destino molto simile: Vitullo è componente attivo della comunità evangelica mentre Robert Greene è pastore anglicano, due fedi a confronto che si incontrano, però, grazie alla memoria che è rimasta intatta in entrambi i casi.
La vita per Samuele, intanto, andava avanti e dopo la guerra arrivò il servizio militare al termine del quale fu costretto ad una scelta: ad un impiego alla Fiat dovette preferire il bene della famiglia: tornò a Matera per aiutare il padre nella vendita di scarpe con un bancone ambulante, poi diventato un negozio, Pannera, celebre in città. 

Con il tempo giunse il matrimonio con Silvana da cui è nato un figlio che oggi gli ha dato due nipotini, uno dei quali porta il suo nome, Samuel; ma quella mano provvida che per tanti giorni lo allontanò dalla fame, è sempre rimasta nella sua memoria e oggi finalmente potrebbe stringerla di nuovo. Samuele torna a parlare della foto che gli scattò Robert Greene per spiegare un particolare, l’unica che lo ritrae a quattro anni: «Gli evangelici, come la mia famiglia, non facevano foto e io non ne ho mai avute, tranne un’altra che ho trovato per caso». 

Ad incontrare quel bambino ormai anziano c’è anche Antonio Serravezza creatore del gruppo di Facebook “Sei di Matera se…” che aggiunge: «Il lieto fine di questa vicenda dimostra che il nostro gruppo riesce a ricostruire la memoria storica, essendo ancora oggi parte attiva della comunità. E’ il segno che la storia di Matera ha tanto da raccontare anche oggi, a 71 anni di distanza da quegli eventi. Siamo molto felici che Samuele Vitullo possa finalmente tornare in contatto con Robert Greene e per questo ringrazio anche Teresa Trani».

Antonella Cievo

a.ciervo@luedi.it

 

 

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