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di NINO GRASSO*
Giuliano Poletti e Vito De Filippo (in foto) si sono intesi subito. Il presidente nazionale della Lega delle Cooperative, chiamato a concludere a Matera i lavori del congresso regionale della propria organizzazione, è parso particolarmente colpito dalla metafora dei “ricettari” coniata solo pochi minuti prima, nel corso del suo intervento, nel salone dell’Hotel Nazionale, dal capo del governo regionale della Basilicata.

Nei momenti di crisi – aveva esordito De Filippo – aumenta la vendita dei “ricettari”, con tutto ciò che ne deriva in termini di prescrizioni salvifiche poste a carico di chi governa la Regione. Come dire: è facile fare a scarica barile. Tanto più se alla fine tutto finisce sul tavolo del governo regionale.
Giuliano Poletti, che per gran parte del pomeriggio se ne era rimasto seduto al tavolo della presidenza accanto al governatore lucano, deve essersi appuntato mentalmente quel richiamo alle “ricette” facile. Perché quando è toccato a lui prendere la parola, uno dei messaggi forti che ha lanciato alla platea dei “cooperatori” lucani della Lega, peraltro recuperando anche alcuni passaggi della relazione introduttiva del neo presidente regionale Paolo Laguardia, è stato proprio questo: i vecchi ricettari non bastano più. Semplicemente perché le medicine che conoscevamo hanno perduto di efficacia. Piuttosto, ciò che oggi occorre è una nuova responsabilità individuale. Una più accentuata presa di coscienza dei cittadini. E di conseguenza un maggiore protagonismo delle nostre comunità.

Riallacciandosi ad una considerazione fatta in precedenza dal presidente De Filippo, a proposito del carattere distruttivo di una crisi che non ha risparmiato nemmeno i territori ritenuti economicamente più virtuosi del Paese, il leader nazionale della Lega delle Cooperative ha portato l’esempio emblematico della propria regione, l’Emilia Romagna, travolta da una bufera senza precedenti. Solo che a differenza di quanti, per dirla col governatore di Basilicata, fanno un uso massiccio dei vecchi “ricettari”, Giuliano Poletti, ha incantato la platea con il pragmatico buon senso del romagnolo doc che sa di parlare la stessa lingua dei lucani, nel momento in cui l’unica “medicina” disponibile è quella di rimboccarsi le maniche. Il nuovo protagonismo individuale non è uno slogan se ci si mette insieme, per esempio, per creare un asilo lì dove manca. O per realizzare, a mo’ di cooperativa di consumo, un impianto fotovoltaico non necessariamente installato sul tetto della propria abitazione.

La verità – come ama ripetere Vito De Filippo – è che un po’ tutti dovremmo diventare attori del nostro sviluppo. Del resto, basta guardarsi intorno. Ci sono Comuni, anche qui in Basilicata, dove le cose vanno meglio di altri per la semplice ragione che un po’ tutti, a partire dagli amministratori locali, non se ne stanno con le mani in mano ad aspettare l’intervento risolutore di mamma Regione. Si può creare occupazione e sviluppo puntando sul turismo e sulla ristorazione, sull’assistenza agli anziani, sul recupero di arti e mestieri in via di estinzione. Basta un po’ di inventiva e di voglia di fare.
Tanto più se a far da collante è la cooperazione, con le tre grandi centrali (Lega, Confcooperative e Agci) pronte a fare la propria parte per creare – come verrebbe da auspicare – almeno dieci nuovi posti di lavoro in ogni Comune.
De Filippo lo ripete spesso: ciò che manca da noi non è il lavoro. Ma un certo tipo di lavoro. In particolare quello intellettuale, alimentato annualmente da almeno 3.500 nuovi laureati lucani, per i quali, purtroppo, non ci sono “ricettari” (vecchi e nuovi) che tengano.

*Portavoce Presidente Regione

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