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IL famoso Leone rampante continua a ruggire in piazza Matteotti a Potenza. La chioma bronzea, coperta da una soffice coltre bianca di neve, non si lascia domare da passanti curiosi che impavidi la sfiorano. Il felino, simbolo della città, da quando è ritornato alla luce non intende affatto soccombere alle facili e inutili polemiche.
Il punto non è se l’opera è bella o meno, in quanto ciò attiene al gusto personale di ciascuno, ma è trovare una stabile collocazione. La disposizione del leone è di primaria importanza per l’artista che ha ideato il monumento in un disegno ben preciso e non affidato al caso.
«Il leone non può restare lì – spiega Vito Natalino Giacummo autore della statua – non è leggibile così. Per la prossemica, disciplina che studia la giusta distanza tra due interlocutori, l’opera deve essere collocata nel luogo per cui è stata plasmata: piazza Prefettura.
La modellazione è stata complessa, c’è stato un lungo e articolato lavoro di luci e ombre. Alcune parti delle zampe sono superfici trattate a lame di coltello. Nella prospettiva rinascimentale di città, deve esserci una perfetta proporzione tra le parti. Nel caso specifico di Potenza, tra il Teatro Stabile e il Palazzo del Governo deve esserci o una fontana o una statua».
Altra questione nodale è la necessità di una solida base di appoggio per la statua.
«Il basamento è fondamentale poiché restituisce un senso a ciò che sta sopra – continua Giacummo – il leone deve essere visto non cavalcato. Necessita di una base alta circa un metro e mezzo, in maniera che lo spettatore possa ammirare l’opera da tutti i punti di vista. La mia idea era quella di scolpire sulla superficie del basamento metope in grado di ripercorrere la storia del territorio a partire dal 1000 a.c.
Un leone, dunque, poggiato sull’antichità Magno-Greca in una lega che resiste ad altissimi sbalzi termici».
Un materiale indistruttibile per una città di “leoni” ignari della forza e importanza delle origini.
«Siamo leoni ma non sappiamo che tipo di leoni – sottolinea Giacummo – il mio non è un capriccio ma un tentativo di recupero di quei valori spesso dimenticati. Mi rendo conto delle difficoltà economiche del Comune di Potenza, anche una base spartana ma solida potrebbe andare bene ma sulla collocazione non posso transigere. Il sindaco De Luca si è dimostrato attento e disponibile. Prima di ripartire per Milano spero che il leone giunga a destinazione. Quella giusta sia chiaro».
La coerenza e fermezza dell’artista non lascia spazio ad alcuna mediazione. Non è più una questione di soldi, perchè la somma è stata già liquidata in precedenza in più soluzioni, tranne una piccola quota. È una questione di principio.
Negli anni l’assetto urbanistico di Potenza e di piazza Prefettura in particolare è mutato. La modernità ha preso il sopravvento. È possibile ricongiungere passato e presente? Un leone dall’aspetto fiero e minaccioso non può vagare indisturbato a lungo. Agli amministratori locali l’ardua sentenza.

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