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POTENZA – In principio era la ruota degli esposti. Ogni ospedale delle grandi città ne aveva uno. Potenza pare di no. Almeno è quanto raccontano le voci storiche dell’ospedale San Carlo di Potenza. I bambini venivano lasciati direttamente al nido o alle porte dell’Istituto provinciale dell’Infanzia, ma era raro.

Oggi a differenza del passato il San Carlo ha un posto dove le mamme possono lasciare il proprio piccolo senza metterne a repentaglio la vita, a volte per paura, altre volte  per disinformazione, altre volte ancora per vergogna: la culla termica.

Una culletta all’interno dell’edificio, alle porte del reparto di Neonatologia, ma con l’ingresso affianco al Pronto soccorso. Basta attraversare la passerella e la culla è nella prima stanza di fronte. C’è un lenzuolino bianco e azzurro e un pupazzetto accanto al cuscino. Ma ciò che è più importante ha un importante sistema che permette al neonato di stare al sicuro e di rilevarne non solo l’immediata presenza ma anche il peso. Il tutto nell’assoluto anonimato, come consentito dalla legge. E’ il dono  del Club di Potenza International Inner Wheel Distretto 210 Italia, secondo una iniziativa cominciata a livello nazionale nel 2012. E’ la terza culla termica che il Club dona in tutta Italia.

Questa  del San Carlo, intitolata alla memoria del pediatra Alfredo Tramutoli, è l’unica nel Sud. L’iniziativa parte da un dato: i 3000 abbandoni  di neonati l’anno. Il 70 per cento delle donne sono italiane. C’è un disagio, di fronte al quale non si può far finta di niente. La Basilicata resta una regione dai piccoli numeri anche in questo. Spiega Suor Liliana, della “Stella del mattino”, la casa famiglia di Potenza che spesso ospita questi bambini subito dopo la prima accoglienza in ospedale: «Le percentuali sono bassissime. Forse 10 o 12 casi nell’ultimo decennio, 4 l’ultimo anno ed erano straniere. Sono donne giovani e meno giovani, che arrivano con grande consapevolezza e dignità, ma costrette dalle circostanze. Spesso si riesce comunque a continuare a mantenere un rapporto tra madre e figlio». Casi eclatanti, come quello della donna di un paesino nella provincia di Potenza che tanti anni fa gettò il proprio neonato dalla rupe, non se ne verificano da allora. Ciò non toglie che un dono come quello dell’Inner Wheel sia non solo utile in termini di servizio alla comunità, ma rappresenti «un altro passo in avanti verso la civiltà e la cura, nel senso più ampio del termine – ha detto il Direttore generale  dell’azienda ospedaliera, Gianpiero Maruggi, durante l’inaugurazione della culla – Questa bellissima iniziativa rientra perfettamente al nostro percorso donna/bambino “Vicini alla nascita” partito l’8 marzo scorso e che prevede una serie di interventi per le donne in attesa, quali i parcheggi rosa, l’eliminazione delle code, il miglioramento dell’accoglienza, la ripulitura delle pareti del reparto di ginecologia e ostetricia, imbrattate dalle dediche sui nascituri, sebbene tanto belle nel significato».

Non si tratta solo di servizi pratici, ma di «mettere al centro il cittadino», di «umanizzare la cura». Questo il vero significato della culletta termica: nido che accoglie, il piccolo ma anche la sua mamma, seppure nella tragicità dell’atto e del momento.

Perché per ogni bimbo che in quel lenzuolino verrà avvolto c’è una nuova vita, il più delle volte riempita dall’amore della famiglia che lo prenderà con sé. Non quindi un ritorno al passato ma uno slancio verso il futuro.

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