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MATERA – La storia di Nicodemo Colucci è come quella di altre decine di piccole aziende, nate dall’impegno di piccoli imprenditori e artigiani che, nel tempo, sono stati costretti a cedere le armi, ad arrendersi di fronte ai problemi che la burocrazia ha messo davanti al loro cammino. Per alcuni sono stati insormontabili, non per Colucci che dall’età di 16 anni, quando ha aperto la sua prima officina, vive e lavora  tra i motori. L’azienda di famiglia,  nel 1973 e che divide con il fratello Emanuele, è stato il suo fiore all’occhiello per tanto tempo ma dal 1995 tutto è cambiato. La variante al prg approvata dal consiglio comunale con delibera n. 137 del 4 dicembre di quell’anno, di fatto apre un capitolo della storia infrastrutturale cittadina che ancora oggi resta un capitolo aperto.

Completata la strada, le complanari non  vengono realizzate e da quel momento la Automotors di Nicodemo Colucci comincia il suo calvario verso l’isolamento quasi totale. «Il paradosso è che l’Anas ci ha denunciati per l’indicazione che abbiamo messo sulla stanatatale 99 per  chiunque volesse raggiungere la nostra sede – spiega l’imprenditore.

Col passare del tempo, le difficoltà oggettive aumentano nonostante lo stesso Colucci, proprietario dell’area antistante l’azienda e confinante con la ss.99, nel 2008 avesse sottoscritto con il Comune accordi bonari per la cessione gratuita delle aree. «Speravo che questo servisse a sbloccare la vicenda – aggiunge – ma non è stato così». Il risultato è che il fatturato è diminuito del 47% negli ultimi anni, i dipendenti sono passati da 15 a 6 e «Sono tre mesi che non pago gli stipendi – ammette Colucci – lo Stato, intanto, mi chiede di pagare l’Iva per un lavoro che ormai è fermo. Pago le tasse o garantisco almeno la spesa ai miei dipendenti?». Nicodemo Colucci ha tre figli ed è a loro che avrebbe voluto consegnare un’azienda in buona salute. Invece ai due maschi (uno di 23 e l’altro di 21) e alla figlia femmina (di 27 anni) sta solo mostrando il  rischio di declino definitivo di una realtà familiare nata sotto altri auspici.

«Continuo a lavorare anche in provincia di Matera, perchè non voglio lasciare questo territorio, ma ho una grande rabbia perchè a pochi metri c’è una strada che non possiamo raggiungere». In una riunione convocata in Prefettura il 6 agosto del 2009, i problemi delle aziende, furono illustrati al Prefetto vicario e agli esponenti di Comune, Provincia, Anas e Ugl. In quell’occasione l’Anas precisò che i lavori di ammodernamento e adeguamento della ss.99 erano «In fase di completamento essendo previsto la chiusura dei cantieri» nell’agosto dello stesso anno. In quanto agli accessi per i frontisti e per le aziende «Sono stati garantiti dalla viabilità di servizio, tramite lo svincolo di via Santeramo».

Il 12 luglio 2011, Colucci invia attraverso i suoi legali una ulteriore richiesta a Comune e Anas in cui, alla luce di quanto avvenuto, chiede di completare il sistema viario secondario e di cantierizzare al più presto le opere.

Oggi l’unico passaggio è chiuso da un lato da un cartello e dall’altro fermato dall’erba ormai incolta di un terreno. Uno schiaffo quotidiano per chi chiede solo di lavorare.

Da quel giorno, il silenzio se non una  risposta ufficiosa dell’Anas che ha fatto sapere di aver svolto la propria parte e di aver consegnato un progetto in questo senso. La somma di 4,6 milioni di euro, però, non si trova e gli espropri di competenza del Comune, non sono stati ancora completati. 

E così, oltre 10 anni dopo, la Automotors vive isolata tra vecchi opifici abbanonati e a rischio di furti (alcuni già tentati, ndr).

Nicodemo non sa più a che santo votarsi. Il suo ultimo Natale è stato tra i più tristi della sua vita, lo racconta in lacrime: «Eravamo da soli, io, mia moglie e uno dei miei figli, senza niente da festeggiare».

Sul capo, dopo l’annullamento del contratto come concessionario della Chrysler, pende la Spada di Damocle di Suzuki che il 4 aprile del 2012 lo aveva invitato, con una nota del direttore commerciale auto Mirko Dall’Agnola «A valutare soluzioni alternative quali ad esempio una diversa ubicazione del punto vendita» dopo aver rilevato alcuni punti critici relativi all’ubicazione della sede. «Le conseguenti ricadute in termini di un significativo calo di vendite della autovetture  riscontrato, non sono addebitabili alle politiche commerciali Suzuki».

«Non so ancora per quante settimane resisterò – conclude Nicodemo Colucci – e poi anche io sarò costretto a chiudere come tutti gli altri».

a.ciervo@luedi.it

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