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POTENZA – Da una parte le opportunità della Fiat, dall’altra la continua e imperante gestione delle emergenze. Questo è un altro punto che abbiamo affrontato con Carmine Vaccaro, a partire proprio dall’ultima protesta portata avanti dai lavoratori beneficiari di ammortizzatori in deroga ancora in attesa degli ultimi cinque mesi di stipendio. E ieri abbiamo anche lanciato una “provocazione” o meglio, la constatazione del fatto che il vero target delle proteste non dovrebbe essere la Regione, bensì Confindustria e i suoi imprenditori che per anni hanno permesso l’utilizzo delle forme più “oscure” di precariato. Su questo punto Vaccaro è quasi in accordo. «Confindustria – dice – non ha svolto fino in fondo il proprio ruolo. Non bisogna solo piangere bisogna sporcarsi le mani quando c’è un problema sociale. Anche loro hanno il dovere di dare una risposta».

C’è un problema che Vaccaro identifica come «capitalismo familiare» e calza esattamente a pennello su quanto accade ed è accaduto oggi in Basilicata. Confindustria ha una sua responsabilità, ma la politica non è affatto da meno, anzi. «La Basilicata – continua il sindacalista – ha smesso di pensare, da troppo tempo non si programma più. Il precariato è anche figlio di questa mancata programmazione. E ora né imprenditori, né Confindustria, né le istituzioni possono fare finta che non esiste questo “esercito sociale”».

Dunque qui Pittella si gioca veramente tutto: nel senso che su questa nuova programmazione dei fondi comunitari c’è da fare un ragionamento serio soprattutto per dare risposte concrete a questo esercito di precari. Diciamo che la forza di questa Giunta si misurerà soprattutto sul superamento delle emergenze, e non sarà per nulla facile. Vaccaro pensa che la questione di dividere il fondo in più “rivoli” non può più funzionare. Serve piuttosto un fondo unico per il lavoro e spendere il più possibile su questo tipo di rilancio. Ora, il problema principale è che si può anche pensare a questo, ma intanto bisogna risolvere le incombenze, come per esempio i cinque mesi di stipendi arretrati. A breve termine l’unica strada percorribile potrebbe essere la creazione di voucher o buoni lavoro, a medio termine invece si potrebbe discutere nuovamente di reddito di reinserimento o reddito di cittadinanza che dir si voglia. In questo modo si potrebbe coprire le emergenze, senza pensare che si tratti esclusivamente di “elemosina” così come ha più volte ribadito il presidente Pittella.

È ovvio che bisognerà tenere in considerazione un modello molto più avanzato ma bisogna partire anche dal presupposto che Vaccaro in questi giorni ha specificato più volte. Queste persone hanno ormai superato i 47 anni, sono quindi «troppo giovani per la pensione e troppo vecchi per essere assunti nel privato». Cosa fare allora? Per traghettare tutto verso la soluzione definitiva bisognerà pensare ad un impiego solo ed esclusivamente nel pubblico, fermo restando che da qualche parte si dovrà pure tagliare.

Quali sono le proposte? «La costruzione – dice Vaccaro – di un’agenzia agroforestale, rendere la forestazione più produttiva, assistenza domiciliare agli anziani attraverso la cooperazione, servizi ai comuni e agli asili nido, aiutare i comuni nella sistemazione del proprio patrimonio dei monumenti e del verde pubblico, assistenza sal traffico. Sono un mix di operazioni su cui concentrare le risorse». Dicevamo che è necessario tagliare: un esempio «potrebbero essere i 40 milioni del petrolio che utilizziamo per ripianare il debito sanitario. Questo – continua il segretario regionale della Uil – non può più essere messo in pratica. Se i direttori  generali falliscono devono andare a casa».

v. p.

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