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CROTONE – Racket scatenato. In due incendi di natura dolosa sono andati completamente distrutti un bar in pieno centro a Crotone e un laboratorio per la costruzione di infissi in alluminio a Isola Capo Rizzuto. E’ successo ieri notte. Cominciamo dalla città, dove, in particolare, il Surabaiah bar, in via Cutro, proprio davanti alla scuola Vittorio Alfieri, è stato incendiato da sconosiuti entrati in azione poco prima delle 3. Sul posto i vigili del fuoco hanno rinvenuto una bottiglia di plastica contenente residui di liquido infiammabile, col quale è stato con ogni probabilità appiccato il fuoco che ha letteralmente devastato il locale. 

La vetrata è andata in frantumi, e dai sigilli apposti accanto allo spazio vuoto lasciato dalle porte che i pompieri hanno dovuto sfondare era visibile per tutta la giornata di ieri un cumulo di arredi ridotti in cenere. Chi si è avvicinato, calpestando pezzi di vetro, ha sentito un odore acre che contribuiva a rendere l’idea di una scena da guerra, proprio a due passi da piazza Pitagora, centro emblematico della città. I danni sono, per il momento, difficili da quantificare con esattezza ma sicuramente ingenti e, comunque, coperti sotto il profilo assicurativo. La proprietaria, la venticinquenne Alessandra Infusino, a colloquio con gli agenti della Squadra Volante della Questura, primi a intervenire, non avrebbe saputo riferire elementi utili alle indagini precisando di non aver subito minacce e pertanto di non nutrire sospetti nei confronti di alcuno. I rilievi sul luogo del disastro sono stati eseguiti dagli agenti della polizia scientifica. Compromessa la staticità della struttura; fortunatamente l’appartamento al primo piano è disabitato. Il caso passerà presto agli investigatori della Squadra Mobile.

Spostiamoci a Isola Capo Rizzuto, dove, poco prima dell’una, in via Crotone, è andato distrutto il capannone di Francesco Curcio, 26enne imprenditore. I soliti ignoti hanno prima forzato un cancello da cui si accede a un piazzale asfaltato e poi sono penetrati nel laboratorio spargendo benzina e appiccando il fuoco. I pompieri hanno dovuto forzare l’ingresso del capannone per domare le fiamme. Ancora ieri mattina le operazioni di spegnimento non erano terminate. Indagano i carabinieri della Tenenza di Isola, ai quali Curcio non avrebbe saputo fornire elementi utili. Anche in questo caso il locale era coperto assicurativamente. 

Non è la prima intimidazione per la famiglia Curcio. Soltanto nel maggio scorso fu incendiato, nella frazione Le Castella, un deposito del villaggio turistico “Baia degli dei”, del quale il padre di Francesco Curcio, Santo, insieme a suo fratello Antonio, è titolare. Nel maggio 2008, invece, durante un raid fu distrutto il villaggio vero e proprio, anche se per il danneggiamento di 140 mini appartamenti fu denunciato, senza che però ci fossero sviluppi giudiziari, lo stesso Antonio Curcio, imprenditore che peraltro figurava come come parte offesa nel processo Pandora. La cosca di Crotone avrebbe, infatti, tentato di costringerlo a versare il 2 per cento del valore dei lavori per la realizzazione del residence Le Palme, nel dicembre 2006, mentre i pentiti dichiarano che lui era sottoposto al pizzo dal clan Nicoscia di Isola. 

C’entra il racket mafioso anche stavolta? Gli inquirenti lavorano intensamente anche a quest’ipotesi per far luce sui due inquietanti episodi di natura presumibilmente intimidatoria.

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