X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

POTENZA – Li hanno incastrati grazie alle telecamere ricostruendo ogni gesto compiuto, e lasciandosi guidare dalle immagini alla ricerca delle prove che per due di loro hanno fatto già scattare le manette: un mozzicone di sigaretta buttato via dal “palo”, e un cappuccio rimasto indietro durante la fuga di uno dei due usciti allo scoperto. Sul secondo invece le indagini vanno avanti e non sono escluse novità già nei prossimi giorni.

Sono agli arresti da ieri mattina Gianfranco Siesto e Ionut Eftimie Luchian, di 45 e 24 anni, entrambi pregiudicati residenti a Pignola e Potenza. Per loro il gip Rosa Larocca accogliendo la richiesta avanzata dal pm Daniela Pannone ha disposto la custodia cautelare in carcere con l’accusa di rapina aggravata e lesioni personali.

Stando a quanto accertato dagli agenti della seconda sezione della squadra mobile di Potenza, specializzata nel contrasto alla criminalità diffusa, sono tra i responsabili di quanto accaduto la notte del 6 dicembre del 2011 in via Brescia, nel bar omonimo, poco prima dell’orario di chiusura, sotto l’occhio di una telecamera di sorveglianza del locale che ha ripreso tutto la scena.

Nel video si vedono due persone entrare di corsa: una più alta con una parrucca di capelli lunghi e scuri calati sul volto e una pistola in mano; e una seconda più bassa e robusta con un cappuccio tirato giù fino a metà del viso. Subito dopo la violenza: il titolare viene immobilizzato sul pavimento, la porta richiusa alle loro spalle e poi pedate, pugni e un colpo con il calcio della pistola anche dopo aver preso l’incasso della giornata. Un accanimento gratuito – insomma – che ha lasciato interdetti gli investigatori e uno shock psicologico incancellabile per la vittima, oltre a un trauma cranico e diverse fratture giudicate guaribili in 30 giorni. Tutto per un bottino di appena 2.540 euro di introiti per lotto, servizi finanziari e ricariche telefoniche.

Seguendo le indicazioni raccolte da fonti confidenziali le indagini degli agenti guidati dal vicequestore Carlo Pagano si sarebbero indirizzate quasi subito con decisione nei confronti di Siesto e di Luchian, già finiti nel mirino degli uomini dell’Arma a giugno dell’anno scorso con l’accusa di aver messo in piedi una vera e propria associazione adelinquere specializzata in estorsioni e rapine ai danni di minorenni, perlopiù figli di buone famiglie del capoluogo e dintorni. Luchian, in particolare, da allora era ancora sottoposto all’obbligo di firma in caserma, dopo che soltanto qualche settimana fa erano stati revocati gli arresti domiciliari nei suoi confronti. Siesto invece era tornato a piede libero da più tempo, e due domeniche fa, qualche ora prima dell’omicidio di Donato Abruzzese, un imprenditore specializzato nella distribuzione di macchinette da videopoker, era proprio in compagnia della vittima in un noto ristorante del capoluogo, dove sarebbe iniziata la discussione col suo assassino reo confesso, l’ex pugile potentino Dorino Stefanutti. Tant’è che ai suoi funerali Siesto è stato tra quelli che hanno trasportato a spalla la bara dentro e fuori la chiesa del “loro” comune quartiere, il Serpentone.

Ma la svolta nelle indagini è arrivata dopo «grazie all’analisi dei filmati registrati dalle telecamere del sistema di video-sorveglianza presente sia all’interno che all’esterno del bar, che consentivano una prima ricostruzione della dinamica dell’azione delittuosa». Così una nota diffusa ieri mattina dalla questura che aggiunge che si sofferma anche sugli «esiti degli accertamenti effettuati dalla polizia scientifica sui reperti acquisiti sul luogo». Si tratta in particolare di un mozzicone di sigaretta abbandonato da Siesto che badava fuori dal locale a chi arrivava e del cappuccio, trasformato in un passamontagna indossato da Luchian «cadutogli durante l’aggressione». Almeno stando a quanto accertato a Roma confrontando le tracce di Dna evidenziate con i profili genetici dei due indagati nei laboratori della direzione centrale anticrimine della polizia.

Quanto al terzo uomo i nomi appuntati sul taccuino degli investigatori sarebbero due, ma le analisi effettuate su una ciocca di capelli cascata dalla parrucca ripresa dalle telecamere non hanno dato esito positivo. Quindi si è passati allo studio di altri elementi e uno dei due nominativi sarebbe già stato depennato, motivo per cui il cerchio potrebbe stringersi a breve su di lui.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE