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Giorgio Gori

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Per via dello sguardo guizzante, delle labbra sottili e della gentile spietatezza, quando ancora svettava tra i palinsesti Mediaset, gli americani lo avevano soprannominato “The Smiling Cobra”, il cobra che sorride.

Oggi che lo rivedo nella sua morbida scalata al Pd, Giorgio Gori mi ricorda sé stesso una ventina d’anni fa, quand’era il giovane plenipotenziario direttore di Canale 5 adorato e al contempo isolato da Berlusconi dal quale lo differenziava il colore politico, opposto. Gori, classe 60, padano di Bergamo nonché sindaco accreditatissimo della sua città, è l’uomo che ha appena chiesto al suo partito -il Pd, appunto- un «cambio di marcia» deciso, con i democratici non più «accondiscendenti» verso gli alleati 5 Stelle e un nuovo leader oltre Zingaretti che avesse esperienze amministrative e di territorio (requisiti che, peraltro, Zingaretti in teoria già possiede).

Praticamente Gori ha, metaforicamente, azzannato al collo il suo segretario buttando lì una battutella fuori tempo ma velenosissima. “Smiling Cobra”, appunto. La reazione è che nel Pd ora sono tutti incazzati: quelli che non avrebbero mai fatto una mossa come quella di Gori e quelli che avrebbero voluto farla prima di lui. Gori è un ex “renziano asimmetrico”, ora uomo di punta di “Base riformista” la spina nel fianco all’interno del Partito Democratico.

La sua tendenza a terremotare quella compagine già incasinata di suo fa parte del proprio, subliminale senso dello spettacolo. D’altronde, me lo ricordo quando, direttore di Italiauno, portò l’anarchia dei Simpson in prima serata; e Zingaretti, se lo guardate bene, ha molti punti in comune con l’Homer dei cartoni, specie la riconosciuta mancanza di leadership. Ex architetto, sposato alla deliziosa Cristina Parodi, tre figli, una carriera di giornalista stroncata sul nascere da Vittorio Feltri al quotidiano locale (“era bravissimo ma sentiva solo la campana di sinistra, e in un giornale di provincia non si poteva fare”) e un intuito geniale per i telefilm americani (lanciò negli anni 80 , A-Team), Gori divenne il supermanager della prima tv privata d’Italia. A meno di 40 anni.

A meno di 45 anni aveva già toccato il top della carriera; Berlusconi non lo sopportava ma lui era talmente bravo da aumentarsi lo stipendio e divenire illicenziabile. Poi, a un tratto, ci distraemmo tutti; e, nell’arco di una giornata, il Cobra mollò il Biscione e fondò la casa di produzione Magnolia (quella dell’Isola dei famosi). Dopodiché, qualche anno dopo, incamerate diverse decine di milionate di euro di liquidazione, decide, a 50 anni suonati, di dedicarsi al suo pallino giovanile: la politica. Come candidato governatore in Lombardia, Gori ottenne il 29% dei voti venendo sconfitto dal candidato del centro-destra Attilio Fontana al quale ora sta imputando ripetute figura di palta soprattutto durante la gestione della Fase 1 del Covid. Come candidato sindaco venne eletto subito, accontentando i suoi concittadini di destra e sinistra, specie in tema di “autonomia differenziata” (in questo è della scuola Bonaccini che astutamente egli ha candidato segretario Pd). Però, conoscendone la grande ed implacabile visione strategica, ho idea che miri un po’ più in alto.

Sparito Renzi (che qualcuno, ritenendone Gori lo spin doctor, definì “il suo capolavoro mediatico” ma si tratta di un falso storico) ossia il padre politico che il sindaco avrebbe dovuto uccidere di lì a poco, Gori si ritrova ad essere la migliore mente della sua generazione. Diciamo, ad essere onesti, che nel partito e fuori non ha una grande concorrenza. E diciamo che se la batte con Franceschini il quale, però, mira direttamente al Quirinale. Sicché, l’attacco allo Zinga da parte del Cobra non ha nulla d’estemporaneo. Tutt’altro. Ricordiamoci che Gori è anche l’uomo che ha portato il Grande Fratello in Italia: la sua tendenza al controllo della situazione ne fa uno stratega formidabile. No. L’assalto allo Zinga fa parte di una precisa strategia per arrivare al cuore del partito e controllarne i battiti, appunto. Ad occhio, vista la situazione e i candidati, ritengo che Gori possa essere pronto anche per fare il premier. Lo sa anche lui. Ma, come tutti i cobra che si rispettino, ora sta fissando ipnoticamente la preda, ad aspettare che faccia la prima mossa…


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