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CROTONE – Che la località Scifo non fosse soltanto un paradiso terrestre ma anche un’importante sito archeologico, lo aveva detto, nell’aprile scorso, anche il ministro ai Beni culturali Franceschini, tant’è che annunciò una campagna di scavi, ma a rafforzare un dato, risaputo negli ambienti scientifici, è la straordinaria operazione di recupero di un reperto che giaceva tra gli scogli da 2000 anni.

Eppure in quel sito, sulle vestigia di antichi insediamenti, proliferano cantieri per la realizzazione di villaggi turistici. In particolare, è stato recuperato un blocco in calcare recante un’antica epigrafe, posizionato sulla battigia. L’intervento è stato condotto dalla Soprintendenza archeologica della Calabria e coordinato da Gregorio Aversa, responsabile dell’Ufficio territoriale Crotone-Sila, insieme ai tecnici Gaetano Scicchitano e Giuseppe Nicoletti.

La scoperta scaturisce dalla segnalazione fatta a suo tempo da Francesca Tessadri e Vincenzo Brandi, noti artisti crotonesi, che avevano ravvisato il possibile valore archeologico del reperto. Il recupero è stato possibile grazie alla proficua intesa tra la Soprintendenza e il Comando provinciale dei vigili del fuoco, il cui funzionario Francesco Pascuzzi ha messo a disposizione degli archeologi una squadra operativa in mare, da lui coordinata, a bordo di un natante.

L’importante reperto è stato rimosso con grande cautela, sotto l’occhio attento dei tecnici e quello curioso dei bagnanti, dagli scogli della suggestiva caletta a cui era rimasto aggrappato da più di duemila anni, ed è stato poi trasportato a filo d’acqua fino all’imbarcazione dei pompieri. Dopo aver collocato il blocco roccioso sul natante, l’equipe che ha eseguito l’intervento ha puntato velocemente verso il porto di Crotone, e presso il molo della Lega navale, con l’ausilio della gru in dotazione all’associazione, l’ha trasferito su un altro mezzo dei vigili del fuoco.

L’operazione conclusiva è stata la consegna del reperto, con tutte le precauzioni volte a scongiurare eventuali danneggiamenti, presso i magazzini del Museo nazionale di Crotone. Una testimonianza che sarà presto sottoposta all’attenzione degli studiosi al fine di decifrarne il contenuto e l’importanza dal punto di vista storico-archeologico.

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