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Rischia il trasferimento d’ufficio per incompatibilità il pm Alberto Cisterna, uno dei vice del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, indagato a Reggio Calabria per corruzione in atti giudiziari. La Prima Commissione del Consiglio superiore della magistratura, investita del caso dal procuratore di Reggio Giuseppe Pignatone, ha deciso infatti di aprire la relativa procedura.
Il Csm ha convocato il Procurtore aggiunto della Dna per il 17 novembre prossimo perchè possa difendersi dagli addebiti che gli vengono mossi in sede disciplinare. L’indagine penale a carico di Cisterna è scaturita dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Antonio Lo Giudice, che si è autoaccusato degli attentati del 2010 alla procura generale di Reggio, al Procuratore generale Salvatore Di landro e al procuratore Pignatone. Lo Giudice aveva sostenuto che il magistrato avrebbe avuto un regalo, probabilmente dei soldi, per far uscire dal carcere e far ottenere gli arresti domiciliari a suo fratello Maurizio, anch’egli collaboratore di giustizia. Tale indiscrezione gliela avrebbe riferita un altro dei suoi fratelli, Luciano, condannato per usura, estorsione e a processo per altri reati di mafia. Accuse che fanno ancora parte di un’indagine che non è stata chiusa, ma che ha innescato, parallelamente, l’iter disciplinare al Consiglio superiore della magistratura. Proprio con Luciano Lo Giudice, fratello del boss pentito e imprenditore del clan, il magistrato Cisterna avrebbe avuto una settantina di contatti telefonici tra il 2005 e il 2007. «Un rapporto cominciato – spiegò nei mesi scorsi il magistrato nel suo interrogatorio davanti ai pm di Reggio – per ottenere informazioni utili alla cattura del boss della ‘ndrangheta Pasquale Condello e dietro il quale non ci sarebbe nulla di illecito». Il Procuratore aggiunto della Dna spiegò, tra l’altro, che nella vicenda della scarcerazione di Maurizio (il terzo fratello), non ebbe alcun ruolo e che l’uomo fu messo ai domiciliari in quanto affetto di una grave forma di anoressia. Davanti alla Prima Commissione del Csm, Cisterna non comparirà da solo. Sarà infatti assistito, nell’inedita veste di “difensore”, dal Procuratore generale di Torino Marcello Maddalena, che potrà anche formulare richieste istruttorie ai consiglieri. Solo quando la Commissione terminerà la propria indagine presenterà al plenum la sua richiesta di trasferimento: «se riterrà che Cisterna non possa più svolgere le proprie funzioni con piena indipendenza e imparzialità», o, in alternativa di archiviazione.

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